UN ATTENTATORE QUASI “NORMALE”

DI PIERLUIGI PENNATI
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Si chiama Alexandre Bissonnette, ha 27 anni, studia scienze politiche all’Università di Laval, apprezza Trump, Marine Le Pen, le forze israeliane ed è apparentemente figlio dell’odio razziale contro il diverso, alimentato dai media e dai populisti.
Un ragazzo quasi normale, che però prendeva informazioni sul terrorismo jihadista finendo per diventare un esperto di attentati islamici e che non lesinava pareri e commenti sul suo profilo FaceBook.
La polizia canadese lo ha arrestato perché è il presunto attentatore della moschea di Quebec City, mentre ha rilasciato l’altro fermato, Mohamed Khadir, 20 anni dI origini marocchine, che, invece, è stato solo sentito e classificato come testimone dell’attacco.
Bissonette, che non era noto alle forze dell’ordine, è stato fermato poco dopo la sparatoria e verificato il suo profilo: vive a Quebec City, nell’area di Cap-Rouge, e studia proprio vicino alla moschea, nella più antica università in lingua francese del Nord America, con circa 42 mila studenti.
L’attenzione delle prime ore, però, era caduta maggiormente sul marocchino, del quale i media locali avevano inizialmente scritto che dopo l’assalto alla moschea aveva chiamato la polizia per arrendersi perché pentito. Nella sua auto gli investigatori hanno trovato un’arma e la macchina è stata bonificata dagli artificieri per timore di una trappola.
L’errore è stato forse indotto dal fatto che i testimoni avevano detto che durante l’assalto due aggressori vestiti di nero avevano gridato “Allah Akbar“, ma questa volta non si trattava di un grido di aggressione, ma di speranza dei fedeli.
Il movente dell’attentato non è ancora dichiarato, ma a questo punto sembra certo trattarsi di un episodio di intolleranza. In attesa di sviluppi i profili e le pagine personali sui social network di entrambi i fermati sono state bloccate dagli inquirenti.

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