MARTIN SCHULTZ, CHI È IL KAPÒ CHE SFIDA LA MERKEL

DI PIERLUIGI PENNATI
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Che Martin Schultz non avesse paura di nessuno lo avevamo intuito quando Berlusconi inveì contro di lui proponendolo per il ruolo di Kapò in un film sui nazisti, a quel tempo, però, Martin Schulz non era ben chiaro chi fosse e di cosa si occupasse.
Da allora ne ha fatta di strada, fino ad arrivare alla presidenza del suo partito, l’SPD, e candidandosi al non facile compito di diventare il successore di Angel Merkel, che si prepara ad entrare nella leggenda della Germania puntando al quarto mandato consecutivo, eguagliando la permanenza alla cancelleria di Helmut Kohl e guidando l’esecutivo eletto democraticamente più longevo di sempre, anche se i pronostici dicono che due tedeschi su tre non la vorrebbero più al comando.
Martin Schultz, nato 61 anni fa in una frazione di un paesino della Renania Settentrionale-Vestfalia, adiacente alla Aquisgrana che fu di Carlo Magno ed a soli 50 km da Maastricht, abituato così a respirare l’aria di campagna, ma dal sapore intensamente internazionale che insiste in quella zona di confini multipli ed aperti da tempi immemori.
Il più giovane tra cinque fratelli, è figlio di un poliziotto proveniente da una famiglia di minatori della Saarland e di madre borghese che fu cofondatrice della sezione locale della CDU della sua città natale Hehlrath, oggi divenuta parte nel non tanto più grande comune di Eschweiler.
Dopo il ginnasio superiore svolse un apprendistato come libraio, prestando poi attività presso diverse librerie e case editrici diventando persino proprietario di una libreria a Würselen tra il 1982 ed il 1994, quando fu eletto la prima volta deputato al Parlamento europeo.
La sua carriera politica non si è mai scostata dal Partito Socialdemocratico di Germania, a cui si iscrisse a diciannove anni nel 1974, diventando attivo all’interno della Jusos, l’organizzazione giovanile del partito e presiedendone la sezione di Würselen per poi passare alla sezione di Aquisgrana.
Fu anche consigliere comunale diventando sindaco a soli trentun anni nel 1987 e fece parte dell’SPD di Aquisgrana diventandone presidente nel 1996. Nel 2012 fu eletto presidente del Parlamento europeo e riconfermato nel 2014 è rimasto in carica fino al gennaio 2017 quando gli successe Antonio Tajani.
È stato membro del consiglio nazionale, dell’ufficio di presidenza e del direttivo federale dell’SPD, ma la svolta politica più importante nella sua carriera fu certamente l’ingresso nell’Europarlamento dove fu coordinatore del gruppo PSE nella sottocommissione per i diritti dell’uomo e nella commissione per le libertà civili e gli affari interni e dal 2000 al 2004 fu presidente della delegazione dei socialdemocratici tedeschi al Parlamento europeo, aggiungendo a questa carica, nel 2002, quella di primo vicepresidente dell’intero gruppo parlamentare socialista al Parlamento europeo e diventandone presidente dal 2004 al 2012, quando fu elezione alla presidenza del Parlamento Europeo.
Durante la Legislatura europea 2004-2009 risultò tra gli europarlamentari meno presenti ai lavori ed il suo modo, forse troppo deciso ed autoritario, di condurre i lavori dell’aula da Presidente, ha subìto spesso critiche da parte di molti deputati, famosa nella nostra nazione la polemica con Berlusconi, ma non sono state da meno quelle con gli inglesi Nigel Farage e Godfrey Bloom, lo svedese Olle Schmidt, i francesi Jean-Marie Le Pen e Daniel Cohn-Bendit, l’eurodeputato dei Paesi Bassi Barry Madlener e persino un intervento alla Knesset, il parlamento d’Israele, quando provocò la reazione dei ministri del partito The Jewish Home che abbandonano l’aula in segno di protesta per aver messo in evidenza, nel corso del suo intervento, la differenza di accesso all’acqua per i palestinesi e per gli israeliani. Uri Orback, ministro dell’Economia, in quell’occasione affermò che “È insopportabile sentir pronunciare menzogne alla Knesset e per giunta in tedesco”.
A novembre 2016 Schulz aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato per il terzo mandato alla guida del Parlamento Europeo per potersi dedicare meglio alla sua carriera politica in Germania ricevendo la prima investitura del suo partito, che rendeva chiaro come sarebbe potuto pericolosamente diventare l’antagonista per il Partito Social Democratico di Angela Merkel alle prossime elezioni.
Investitura che aveva immediatamente fatto circolare voci di presunti “illeciti” durante i suoi mandati al Parlamento Europeo, secondo le quali avrebbe utilizzato soldi comunitari per la sua carriera nazionale. La risposta di Schultz fu, come al solito, lapidaria: si trattava semplicemente di un’incomprensione per non aver separato in modo sufficientemente chiaro le attività riferite all’Europa rispetto a quelle rivolte al suo partito.
La corsa alla cancelleria è ora più che mai aperta.

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