DI VIRGINIA MURRU
Tutte in positivo le stime preliminari diffuse dall’Istat, relative al terzo trimestre 2017. L’inflazione, a dicembre scorso, ha messo in evidenza un aumento dello 0,4% su base mensile, mentre su quella annuale (rispetto al 2016), è dello 0,9%; non siamo ancora alla soglia del target (2%), ma non c’è neppure la preoccupante immobilità degli anni scorsi: era in agguato la deflazione.
Buone anche le performance dei prezzi al consumo, i quali registrano un incremento pari all’1,2%, seguito alla flessione del 2016. Se si tiene conto dell’inflazione di fondo, ossia al netto di beni energetici e alimentari freschi, si è a +0,7%; non è tanto, ma l’Istat mette in rilievo il cambio di tendenza, che riporta i dati sul livello dei prezzi al 2013. E’ già un buon risultato.
I prezzi dei carburanti, benzina e diesel e altri prodotti, avevano subito ribassi notevoli nel 2016 (-6%), mentre lo scorso anno si è registrato un trend positivo, ossia +6,2%. Più o meno le stesse considerazioni per gli energetici regolamentati, quelli che ci ritroviamo nelle fatture delle utenze: erano a -5,0% nel 2016, e sono andati poi a fine 2017 a +2,9%.
L’Istat, nel suo comunicato, precisa che i Conti relativi alle Amministrazioni Pubbliche (AP), famiglie e Società, sono elaborati in milioni di euro, a prezzi correnti, e rientrano tra i Conti trimestrali dei vari settori istituzionali.
I dati sulle AP sono espressi in forma non destagionalizzata, mentre quelli concernenti le Famiglie e le Società sono destagionalizzati.
In rapporto al Pil, l’indebitamento netto delle AP (sempre terzo trimestre 2017, come riferimento), è stato del 2,1%, dato lievemente in miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2016 (era stato allora pari al 2,4%). Per quel che riguarda il saldo primario delle AP, ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi, il dato è positivo: l’incidenza sul Pil è dell’1,2%. Era dell’1,4% nello stesso trimestre del 2016.
Secondo il comunicato Istat anche il saldo corrente delle AP è stato positivo: pari all’1,3% l’incidenza sul Pil. Nel 2016 era dello 0,6%.
In riduzione i dati concernenti la pressione fiscale, che risulta del 40,3%, in calo di 0,4 punti percentuali in rapporto ad un anno prima. Si riscontra un trend positivo anche sul reddito disponibile delle ‘famiglie consumatrici’, che aumenta dello 0,7% rispetto al trimestre precedente (2017), i consumi invece sono aumentati dello 0,2%. Ne consegue che migliora anche la propensione al risparmio delle famiglie, e infatti risulta in aumento di 0,5 punti percentuali, arrivando all’8,2%.
Si legge infine nel comunicato Istat:
“A fronte di una diminuzione dello 0,1% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,8%.
La quota di profitto delle società non finanziarie è risultata pari al 41,3%, diminuendo di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento, pari al 20,7%, è aumentato di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.”
Il commento sui dati Istat del premier Paolo Gentiloni su Twitter:
“Dati incoraggianti sui conti pubblici, comincia a scendere la pressione fiscale, cresce finalmente il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Risultati da migliorare, non da sprecare.”