PIAZZA AFFARI NON ESULTA DOPO IL RISULTATO ELETTORALE

DI VIRGINIA MURRU
 
La virata consistente nelle elezioni politiche italiane, portano verso l’incognita della deriva populista, così è stato interpretato il voto a Piazza Affari. I mercati finanziari, si sa, diffidano fortemente dei cambiamenti che non garantiscono stabilità, e il peso si è fatto sentire stamattina all’apertura dei mercati europei.
 
“Piazza Affari scivola sul voto”, si legge oggi su ‘Milano Finanza’, per lo spread si temeva anche peggio, ma non si è andati oltre i 154 punti base.
Sono tuttavia i prossimi assetti politici a creare riserve nei mercati, l’affermazione dei movimenti euroscettici, la prospettiva di un parlamento senza una maggioranza in grado di governare, creano in qualche modo immobilismo, un clima d’attesa che finisce per riflettersi negli ambienti finanziari, obiettivi sensibili nei cambia scena della politica.
 
Secondo i maggiori istituti di credito del Paese, vi sono già ripercussioni negative in termini di compliance nella disciplina di bilancio, erano in atto delle riforme, che hanno determinato una buona crescita nell’economia, progressi soprattutto nel processo d’integrazione europea.
 
La situazione d’instabilità e incertezza, dovuta all’esito del voto, non ha espresso una maggioranza con un’investitura valida (derivante dal 40% di voti che uno degli schieramenti doveva ottenere), tale da consentire ad una coalizione di governare nel corso della legislatura.
 
Tutto da rifare? Più o meno, se si tiene conto delle percentuali di voti ottenuti dalle liste; l’alternativa potrebbe portare ad un periodo di transizione, ovvero un ponte politico che non consentirebbe tuttavia di gettare le basi per proseguire sulla via delle riforme strutturali. L’Italia ha assoluta necessità, in questo particolare momento, di non perdere i progressi acquisiti, tornare indietro sarebbe veramente deleterio per un’economia che deve poggiare i suoi capisaldi in un substrato politico stabile, capace di stimolare ogni opportunità, in grado di renderla competitiva sul piano internazionale.
 
Ci sono sfide che devono essere affrontate, perché il paese possa riappropriarsi della credibilità negli ambienti dell’Unione europea, ma è altrettanto indispensabile continuare a percorrere la strada del risanamento dei conti pubblici, ridurre progressivamente il debito, e creare margini di manovra più ampi per aprire passaggi solidi verso le riforme.
 
Occorre proseguire con la crescita della produzione industriale, esercitare stimoli positivi su export e import, incentivare l’indice di fiducia di consumatori e imprese: permettere il progresso in generale dello scenario macroeconomico del Paese, per il quale tanto è stato innegabilmente fatto dal governo uscente.
 
Secondo gli esperti e strategist degli ambienti finanziari, i mercati non hanno ‘ringhiato’ nei giorni precedenti le elezioni, perché non si pensava ad un successo così preponderante delle forze populiste ed euroscettiche, e comunque c’è ancora un certo margine di fiducia che si riesca, così com’è avvenuto in Germania con la Coalizione tra il Cdu e i Social democratici, a trovare un’intesa per raggiungere un accettabile equilibrio politico.
 
Obiettivo non facilmente raggiungibile alla luce dei risultati del voto di ieri. L’intesa tuttavia, riuscirebbe ad avere ragione dell’irrequietezza dei mercati, e ridurrebbe il differenziale tra Btp e bund tedeschi.
 
Mentre i mercati europei riprendono vigore, Piazza Affari ‘paga’ il tributo elezioni politiche. L’indice Ftse Mib è in rosso: -1,24%, a 21.640 punti. Viaggia in positivo il Dax, con +0,84%, segue il Cac40 a Parigi, con +0,26%, e il Ftse100 con +0,43%. Gli umori tuttavia, in Eurozona, non si sono rivelati buoni nei primi giorni di marzo, e non solo per le riserve verso l’esito delle elezioni in Italia, ma anche per le misure protezionistiche messe in atto dall’Amministrazione Trump negli States, il quale persevera con i suoi strali a suon di dazi su acciaio e alluminio.
 
L’indice Sentix (indice di fiducia degli investitori) in Eurozona, è in calo negli ultimi giorni, si va da 31,9 di febbraio a 24 di marzo, due mesi di caduta verso i minimi dello scorso aprile. Si registrano delle flessioni, sia pure contenute, in questi ambiti, con crescita più lenta, per esempio nella voce che misura i nuovi ordini, sempre in zona euro.
 
Si temeva un ‘day after’ dall’esito delle elezioni, ma la reazione dei mercati è stata composta tutto sommato; ha generato qualche scossone, non un vero sisma. L’euro certo ne ha risentito, scambiato a 1,23 dollari. A Piazza Affari sotto pressione Mediaset e le banche. La situazione dovrebbe rientrare presto se arriveranno buoni propositi dagli ambienti politici sulla formazione del nuovo governo.