Qualche volta l’onestà è una colpa, così grave che non puoi nemmeno fare il poliziotto.
Questo è quello che è successo a Maria Cristina Fossati, ex comandante della polizia locale di Lonate Pozzolo, un piccolo comune in provincia di Varese dove, a quanto pare, i problemi di corruzione non sono tanto differenti o meno importanti che altrove.
Il sindaco Danilo Rivolta aveva ripetutamente cercato di farle capire che la sua solerzia nel Far rispettare le leggi, ed in particolare gli abusi edilizi, non era gradita.
«Se non sistemi il tuo ufficio io ti faccio cacciare», le diceva il sindaco senza ottenere ascolto, perché per la comandante se sei un poliziotto di qualsiasi rango DEVI far rispettare la legge, così per la sua sordità agli avvertimenti era stata destituita e confinata in un ufficio da dove non poteva più indagare: demansionata.
A suo posto Costantino Gemelli, che ora, dopo che il tribunale le ha dato ragione, si trova indagato.
Un brutto pesce d’aprile per chi la voleva lontano dal suo ruolo di tutore della legalità, dal primo di aprile Fossati è vicecomandante del Comando di Busto Arsizio e siede al suo nuovo tavolo con orgoglio speciale: «Me lo aspettavo, sapevo che la conseguenza del mio doveroso rispetto della legge sarebbe stata la rimozione dal ruolo. Sapevo però che la Procura e le forze dell’ordine stavano lavorando in tutela della legalità e che la campagna diffamatoria montata contro di me si sarebbe sgretolata davanti alla verità. Era solamente questione di tempo», sono le sue parole.
Nel 2016, quando furono contestati a Rivolta una serie di illeciti, il sindaco, parlando di uno dei vigili non allineati, si sfogò lasciandosi andare ad un «Lo rovino, è un uomo morto, lo metto nella bara». Materia del contendere era un capannone di via Col di Lana che, secondo la Procura, avrebbe fruttato ai fratelli Rivolta una doppia tangente, quella versata dal venditore dell’immobile e quella versata dall’acquirente, a causa della volumetria maggiore di quella prevista, ed un chiosco per il quale era stata promessa una rapida quanto sospetta approvazione dell’ampliamento della sua superficie, oltre a vari illeciti, come lo sversamento di rifiuti inappropriati “autorizzati personalmente dal sindaco”.
«Hanno pisciato fuori dal vaso, domani revoco la responsabilità al comandante», «Li devo far scoppiare tutti», diceva il sindaco al telefono al segretario comunale Maurizio Vietri.
Oggi, che si spera l’incubo sia finito, Maria Cristina Fossati ammette: «Non posso nascondere di aver provato molta amarezza ho passato momenti difficili. Ma se noi che siamo tutori della legalità non facciamo il nostro dovere, che immagine diamo ai cittadini?».
Una storia onesta che passa inosservata a favore di tante storie disoneste che ormai non ci scandalizzano più, ma è proprio delle piccole e significative storie come questa che si nutre la nostra speranza: piccoli esempi che devono diventare grandi, se l’onestà fosse una malattia ci dovremmo augurare una violenta epidemia.
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