C’è stata una nuova alba, il sole è sorto ancora una volta, non ci sono state catastrofi economiche e l’Italia si è svegliata forte e democratica come sempre, anzi, di più e il sole del giorno dopo il referendum ha rischiarato il paese ancora una volta mettendo ancor più in luce le contraddizioni del premierato di Matteo Renzi che aveva lasciato capire di voler attuare una diffusa giustizia sociale, ma ha praticato divisione; dare più soldi agli italiani, ma ha salvato le banche a loro spese; che il referendum costituzionale non sarebbe stata una prova su se stesso, ma ha subito affermato di aver perso personalmente; che il suo governo non era in discussione dopo il voto, ma ha dichiarato di volersi dimettere senza nemmeno attendere l’esito finale.
Anche quando ha detto di aver perso, non è sembrato del tutto vero, Matteo Renzi ha vinto la sua battaglia perchè è riuscito a riportare al voto milioni di italiani ormai demotivati, ottenendo un’affluenza alle urne storica ed in controtendenza generale e non solo per la nostra penisola.
Alla fine Matteo Renzi ci ha dato una mano, è riuscito quasi da solo a risvegliare il nostro spirito di libertà, mai sopito veramente e che di fronte alla possibile compressione della propria libertà ci ha fatto accorrere ai seggi per esprimere democraticamente il nostro parere. Ha compiuto un’impresa ciclopica, specie quando è sembrato cadere in errore ed ha chiamato “accozzaglia” i suoi avversari, apparentemente senza tenere conto che i materiali più solidi sono proprio un’accozzaglia, come il calcestruzzo: sabbia, cemento e ferro che singolarmente possono produrre una massa adeguatamente coesa, ma insieme danno il meglio, producendo muri solidi e spesso impenetrabili.
È questa accozzaglia che ha saputo cementare che ha vinto, insieme a lui ha vinto la coscienza popolare che ha risvegliato.
Sembra assurdo, ma con una riforma che in molti abbiamo giudicato sbagliata ha risvegliato la voglia generale di cambiamento. L’affluenza al voto e l’eterogeneità degli elettori dicono che gli italiani quando possono agiscono e che in fondo hanno bisogno di stabilità, ma anche di cambiamento, solo che per cambiare non bisogna mettere loro paura, ma accompagnarli con un’azione di governo che porti progressivamente ed in modo comprensibile e condivisibile a quella giustizia sociale ed equa dignità che desiderano e che meritano.
Le dimissioni del governo governo Renzi non possono essere solo vittoria o sconfitta per qualcuno, perché non sia stato tutto vano le sue dimissioni dovranno aprire la strada a riforme responsabili, quelle del giorno successivo alle provocazioni ed alla fretta di governare a tutti i costi. Il dopo Renzi sarà compito dell’accozzaglia, quella voluta dai padri fondatori e che deve dare prova di sé dimostrando che all’Italia non servono governi forti, ma governi democratici, non pugni di ferro, ma comprensione ed umanità, quell’umanità che i governi tecnici e gli sbruffoni di provincia e di città non hanno ancora saputo restituirci.
Buongiorno accozzaglia, preparati, tocca a te, tocca a tutti noi.