Lega e Ala non hanno partecipato al voto, come avvenuto alla Camera, M5S invece resta in aula e vota contro, alla fine si contano 169 SI e 99 contrari, senza astenuti, lo stesso numero di sì del governo Renzi del 24 febbraio del 2014, ma con 139 contrari.
Il premier ha dichiarato che il “primo compito è completare le riforme”, “quello appena insediato non è un governo di inizio legislatura, ma innanzitutto deve completare la eccezionale opera di riforma, innovazione, modernizzazione di questi ultimi anni”, “Sarebbe assurdo pensare di completare le riforme avviate senza continuità”.
Il movimento 5 stelle, rimasto in aula, ha ribadito la sua posizione forte di “20 milioni di no al governo Gentiloni”.
La maggioranza richiesta, su 269 presenti e 268 votanti, era di 135 voti in un Senato che come alla Camera era stato svuotato delle opposizioni, ma anche con gli scranni dei ministri quasi vuoti.
I 35 senatori M5s in mattinata avevano abbandonato l’aula durante le dichiarazioni di voto lasciando polemicamente sui loro banchi deserti una copia della Costituzione, ma se i 18 senatori di ALA di Verdini, esclusi dagli incarichi ministeriali, hanno abbandonato a se stesso il nuovo premier, il nuovo governo si è arricchito inaspettatamente di due sì non previsti dei senatori ex SEL Dario Stefàno e Luciano Uras.
Favorevole al nuovo governo anche l’ex premier e senatore a vita Mario Monti.
I lavori della seduta sono stati immediatamente sospesi dopo il voto, Il Senato tornerà a riunirsi martedì 20 dicembre.