DI PIERLUIGI PENNATI
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È caldo fin dal principio il clima all’udienza della Corte Costituzionale dedicata ai cinque ricorsi contro l’Italicum, la legge elettorale varata dal governo Renzi, l’avvocato dei ricorrenti, Vincenzo Palumbo, attacca a tutto campo ed accusa che ci sono voluti «8 anni per bocciare il Porcellum, col quale si è fatto in tempo ad eleggere 3 Parlamenti…e adesso l’Avvocatura generale dello Stato ci dice che non si può valutare la costituzionalità dell’Italicum perché è una legge che non è mai stata applicata!»
L’avvocato Palumbo è prolisso e non risparmia accuse, tanto che Presidente della Corte, Paolo Grossi, prima invita alla brevità, poi chiede di concludere per «non esasperare la Corte» arrivando fino alle minacce dicendo «state abusando della nostra pazienza».
Grossi ripete anche più volte di non fare «considerazioni che esorbitano dal piano giuridico della questione: evitiamo concioni (riunioni n.d.r.) politiche e limitiamo a questioni giuridiche», e chiede di rispettare due principi: «Primo, le esposizioni in quest’aula devono essere orali, le memorie sono agli atti. Secondo, siccome, parleranno altri cinque avvocati, invito a non esporre argomentazioni. Auspichiamo che avvenga presto la possibilità di sedere in camera di consiglio e poter deliberare», «tenete conto che la Corte deve lavorare non solo in udienza. Auspichiamo di poter lavorare presto anche in camera di consiglio».
L’udienza è durata dalle 9:30 alle 13, nel corso della quale la Corte, tredici giudici presenti, essendo dimissionario Giuseppe Frigo e assente Alessandro Criscuolo, ha per prima cosa ritenuto inammissibile l’intervento del Codacons perché tardivo, essendo giunto oltre i termini di tempo prestabiliti, e dopo aver letto le motivazioni della decisione, la seconda parte della seduta pubblica è stata dedicata alle questioni di merito con il relatore Nicolò Zanon chiamato a illustrare le posizioni dei tribunali ricorrenti e dell’Avvocatura dello Stato, che rappresenta la presidenza del Consiglio dei ministri.
Dalla parte del fronte anti Italicum l’avvocato Felice Besostri ha chiesto ai giudici di valutare che l’approvazione dell’Italicum avvenne col voto di fiducia mentre le leggi elettorali dovrebbero figurare nei regolamenti parlamentari tra quelle per cui la modalità dovrebbe essere esclusa: «Se questo è il ragionamento, questo vuol dire lasciare aperta per il legislatore la possibilità di approvare con la fiducia norme incostituzionali». Inoltre Besostri ha ricordato che il Porcellum, pur essendo incostituzionale, fu già usato in ben tre tornate elettorali e «questo non deve accadere più, «se le prossime elezioni dovessero essere fatte con legge incostituzionale, la democrazia sarebbe in pericolo», ha detto.
Nel dibattito spunta anche il parere del barbiere dell’avvocato Lorenzo Acquarone che, replicando alla posizione dell’Avvocatura di Stato di non poter valutare se l’Italicum abbia arrecato o meno danni ai cittadini visto che non è ancora entrata in vigore, ha replicato: “Il mio barbiere mi ha chiesto: Dunque, se si fa una legge sulla pena capitale, per sapere se è costituzionale bisogna prima aspettare che sia applicata la pena di morte e poi, una volta che il condannato è morto, decidere se era o no costituzionale ucciderlo? Mi pare un ottimo esempio”.
La seduta è stata aggiornata alle 16 di oggi pomeriggio e dopo i legali dei ricorrenti sarà la volta dell’avvocatura dello Stato esporre le sue tesi, per concludere con repliche, al termine delle quali i giudici si chiuderanno in camera di consiglio per la decisione finale.
Il verdetto è atteso al massimo entro mercoledì, per raggiungere il quale la corte ha già rinviato tutte le udienze in calendario per i prossimi due giorni, mentre le motivazioni saranno emesse entro i 30 giorni successivi.
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