IL MURO INVISIBILE DI MARINE LE PEN

DI PIERLUIGI PENNATI
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Marine Le Pen è già in piena campagna elettorale, difende Trump, modifica le proprie posizioni sulla pena di morte e vuole costruire una barriera finanziaria come deterrente per l’immigrazione in Francia.
Secondo la Le Pen chi critica il decreto di Donald Tump, che bandisce l’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di sette Paesi musulmani, è in “malafede” ed alla CNN che l’intervista risponde:  “E’ una misura temporanea. Riguarda sei o sette Paesi, Paesi che certamente sono responsabili di minacce terroristiche”.
Nella trasmissione “Questions d’Info” di ieri, la candidata dell’estrema destra che in passato si era dichiarata favorevole “a titolo personale” alla pena capitale, modera la propria posizione e dichiara “Nel mio programma è previsto l’ergastolo”.
Sul programma per le presidenziali, che sarà presentato nel dettaglio sabato a Lione, ha specificato: “Mi impegno presso i francesi a mettere in atto l’ergastolo ma creo il referendum di iniziativa popolare. Con 500.000 firme i francesi possono esprimersi su qualunque argomento, allargherò il possibile campo d’azione del referendum”.
Ma la vera chicca programmatica è costituita da una sorta di muro virtuale che Marine Le Pen vorrebbe introdurre in Francia per contenere l’immigrazione e finanziare le casse dello stato: un dazio sugli stranieri.
Intervistata questa volta da “Le Monde”, la leader del FN spiega di vedere una priorità nazionale nell’occupazione e nell’aiuto di 80 euro al mese per le fasce più deboli, per far fronte a questo spiega di voler “applicare la priorità nazionale all’occupazione attraverso una tassa addizionale su qualsiasi nuovo contratto fatto a dipendenti stranieri. Il ricavo sarà versato nelle casse per il sussidio ai disoccupati”.
In questo modo “un certo numero di persone vorrà ripartire perché la Francia smetterà di incitare all’immigrazione. E per il resto, si farà in modo che le persone che accettiamo rispondano ad alcuni criteri e non pesino sulle finanze pubbliche”.
Una barriera fatta di tasse e requisiti, un marchio DOC per i lavoratori francesi che verrebbero favoriti economicamente rispetto ai loro colleghi stranieri, un muro fatto di difficoltà a sopravvivere e discriminazione razziale al posto di uno in muratura, ma pur sempre un muro.
“La base di tutto questo – afferma la Le Pena – è il patriottismo, ogni misura adottata e ogni euro speso deve difendere l’interesse dei francesi. In particolare consacrandosi a risolvere il problema del potere d’acquisto.”
Il primo etereo mattone è posato, le elezioni presidenziali di aprile diranno se la sua costruzione in Francia potrà continuare o meno.

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