Succede a Cuorgnè, un piccolo centro del Canavese tra Torino ed Ivrea, ma se fossimo stati altrove non sarebbe cambiato nulla, un’operazione al fegato, al cuore, una malattia che limita anche di poco le nostre capacità e si è subito fuori.
Questa volta è toccato a Franco Minutiello, sessanta anni, da tre anni ufficialmente malato di Parkinson ed ora senza lavoro a due anni dalla pensione.
L’azienda rifiuta ogni addebito: «Conosciamo bene la situazione di questo signore e ci dispiace molto per la sua malattia. Ma questa è un’azienda, non un istituto di carità» dice Alberto Garbarini, dirigente Tekonservice dove Franco Minutiello faceva il netturbino, «per noi lavorano già quasi trenta persone inabili. Per un dipendente malato in più non c’erano altre mansioni idonee da svolgere» ed a febbraio lo dichiara inidoneo nonostante avesse chiesto di poter accedere alla legge 104, che prevede una parte dello stipendio versato direttamente dall’Inps, e al part time, «questo per non gravare troppo sul mio datore di lavoro» dice, ma non è stato ascoltato.
Era stato assunto dieci anni fa dalla ditta che raccoglie i rifiuti nel Canavese come operaio e autotrasportatore e tre anni fa ha cominciato ad accusare i primi sintomi della malattia, quando la mano destra ha iniziato a tremare in modo insolito: «Ci spiace, lei ha il Parkinson» gli hanno detto i medici.
«Quell’occupazione non era il massimo, ma almeno mi dava da mangiare» dice l’operaio, ma il 17 marzo, dopo la lunga trafila vissuta tra ospedali, ambulatori, studi medici, arriva il telegramma della Teckonservice: «Inidoneo al lavoro».
«Ho sentito la terra franarmi sotto i piedi, è stata una mazzata», già nel 2015 è stato un continuo entrare e uscire dagli ospedali, «Mi sono dovuto assentare parecchio per le cure, non stavo bene e non potevo più svolgere la mia attività di netturbino come volevo e come pretendeva l’azienda da me» dice rattristato, «non hanno avuto alcun rispetto della mia vicenda e della mia persona».
Il suo avvocato, Silvia Ingegneri, dichiara che impugneranno il licenziamento davanti al giudice del lavoro del Tribunale a Ivrea, «Stiamo studiando il caso, ma c’è da dire che Minutiello è stato particolarmente sfortunato».
Il conflitto è con l’azienda, ma è lo stato il primo colpevole ad abbandonare i cittadini a se stessi: in nome di sprechi e mercato si riformano gli istituti sociali e si abbandonano le persone ai loro destini.
Ancora due anni e qualche mese e Minutiello avrebbe potuto accedere allo scivolo della pensione anticipata, ora la sua battaglia si trasferirà in Tribunale, circoscritta tra un’azienda che impiega altri disabili ed un altro colpevole di essere malato.
Una guerra tra poveri mentre lo stato resta a guardare.
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