DI PIERLUIGI PENNATI
Non capisco, tutti gli analisti parlano di conti in ordine, azienda sana e costi del personale e di gestione persino inferiori a molti concorrenti, ma mal governata, dopo il fallimento dei manager delle clientele politiche quello dei “capitani coraggiosi”, una compagnia da sempre nelle mani, a detta di chi ha analizzato la situazione, di incapaci, almeno nelle politiche e strategie di riempimento dei posti.
Ora, dopo aver già pagato una volta per scongiurare il problema sociale di migliaia di licenziamenti, siamo comunque chiamati da governati espressione di una classe politica agonizzante e mai legittimata da un voto costituzionalmente valido, a pagare comunque, quindi di nuovo, producendo l’effetto di produrre costi doppi per lo stesso problema.
Ma, già, Alitalia è oggi privata e non si può toccare.
Privata, come erano privati i conti correnti dai quali un primo ministro ha deciso una mattina a sorpresa di prelevare una “una tantum” senza che nessuno potesse reagire.
Privata, come private sono le persone che avevano stipulato un contratto con un’assicurazione, l’INPS, che prevedeva dei termini per ottenere una pensione e che un altro primo ministro ha cambiato senza dare la possibilità di recesso e che un altro, dopo di lui, ha allungato di botto mettendo persino sulla strada migliaia di famiglie, quelle dei cosiddetti “esodati”, con la disinvoltura di chi importa poco del prossimo e pensa solo a conti malati e senza anima.
Privata, come sono private ed intoccabili le proprietà dei potenti, mentre quelle delle masse di poveri e “normali” possono essere sacrificate.
Uno dei governi che più ha provocato problemi ai lavoratori degli ultimi decenni, quello di Renzi, ha voluto a tutti i costi vendere aziende di stato che non erano in crisi e producevano utili record, come ENAV, ed ha riorganizzato quelle che lo erano efficentandole, come Finmeccanica che accorpando tutte le aziende controllate ha trasformato un gruppo in perdita in un’azienda che sta sul mercato, ed ira, dopo aver fatto il contrario di quello che il buon senso suggeriva, tramite Gentiloni, si rifiuta l’unica soluzione che potrebbe salva Alitalia ed i suoi 12.000 dipendenti, la statalizzazione.
Serve, sembra, solo riempire gli aerei, quindi una strategia commerciale adatta, possibile che in Italia non ci sia nessuno capace di farla?
Non ci credo. Credo invece che sarebbe molto meglio evitare altri costi sociali riprendendo il controllo di una compagnia oramai sana.
Non vuole farlo lo stato? Lo facciano i suoi cittadini: compriamoci Alitalia!
Non serve molto, possiamo farlo e sarebbe un buon investimento tanto che io sono disposto a fare da apripista mettendoci la prima quota, ma davanti a tutti dovrebbero esserci i dipendenti, con una quota del loro TFR potrebbero formare una base solida su cui i sindacati potrebbero contare per aprire la sottoscrizione pubblica: chi non vorrebbe comprarsi Alitalia?
Serve solo organizzazione, coraggio e cogestione, la formula vincente di partecipazione dei dipendenti, non dei sindacati, alla gestione aziendale che fa volare le quotazioni di BMW, Porche e Mercedes, una forma di co-partecipazione dei dipendenti alla gestione aziendale che dove è applicata nel mondo porta solo frutti e benefici per tutti, gli azionisti ed i dipendenti, che in questo caso sarebbero anche azionisti.
I sindacati deputati dovrebbero essere CUB ed USB, i due sindacati che hanno convinto più di 7.000 dipendenti sul totale a votare no all’accordo che prevedeva solo tagli e licenziamenti, ora gli stessi sindacati che predicano la statalizzazione potrebbero guidarne la “privatizzazione popolare”.
La vogliono tutti, ma a pezzi, solo il governo miope, dopo averne già pagato i costi sociali, non la rivuole? Comperiamola noi, intera!