DI VIRGINIA MURRU
E aggiunge la Cancelliera: “si vede che la lezione della Storia non è servita..” Da leader moderato qual è, seguire la linea degli equilibri e dei contrappesi in ambito internazionale è la norma, ma non perde neppure occasione di condannare i nazionalismi e il pericolo che rappresentano per l’Europa.
Per quel che riguarda la politica del presidente Trump, nel suo intervento è anche più precisa, sia pure, per ragioni di opportunità, non diretta:
“Se siamo del parere che le cose non sono semplicemente giuste, che non vi è “reciprocità” d’intenti, allora dobbiamo cercare risposte ‘multilateriali’, non perseguire una linea di protezionismo unilaterale, che porta prima di tutto all’isolamento di noi stessi..”
Un’osservazione della Cancelliera che aveva un bersaglio preciso, viste le polemiche suscitate ultimamente dalla decisione dell’establishment politico americano, di applicare dazi all’importazione di alcuni importanti prodotti del settore manufatturiero.
Ovvio che i partecipanti all’”World Economic Forum”, abbiano compreso all’istante e intercettato la freccia della Merkel, così come il suo naturale destinatario, ossia Donald Trump (che interverrà al Forum venerdì), solo che il presidente americano non sembra curarsene più di tanto. ‘America, first’.
E non ha risparmiato l’ironia neppure Ian Bremmer, noto politologo statunitense, fondatore del Think-tank Eurasia Group, che si occupa principalmente di geopolitica. In un tweet, infatti, Bremmer scrive:
“Are you listening, Donald?”. Dopo avere riportato uno stralcio del discorso della Merkel, poi conclude il tweet, in ironia: “Mi chiedo a chi stia alludendo Angela Merkel..”.
Lo stesso Ian Brummer, proprio un anno fa, in riferimento ai rapporti Trump-Putin, commentò: “la relazione tra questi due non mi quadra..”
Una dimostrazione, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di quanto la politica di Donald Trump sia messa continuamente in discussione prima di tutto in patria.
Tutti i leader dimostrano avversione verso le politiche protezionistiche, in special modo quelli europei, ma anche in Asia il dissenso e le contrarietà imperversano. Il premier italiano, Paolo Gentiloni, intanto, non ha nascosto le preoccupazioni al riguardo. E infatti afferma:
“Bisogna stare attenti che non si scateni una rincorsa alle misure protezionistiche, che in apparenza sembrerebbero strategie di tutela legittime, ma in sostanza le ripercussioni sono di ben altra natura sul piano economico.”
E poi punzecchia: “Potrei dire “Italy, first”, ma chiudersi dentro i propri recinti non favorisce la crescita, l’occupazione e tutto ciò che contribuisce al benessere di un Paese”.
Dunque, per favorire il dinamismo e la crescita globale, è necessario aprire le porte al mondo, non trincerarsi dietro barriere doganali, abbiamo ben visto che il regime di autarchia adottato nel ventennio fascista, avevano portato solo isolamento e vulnerabilità.
E’ poi oltremodo anacronistico parlare di protezionismo in piena epoca di globalizzazione, significa inserire la chiave in macchina per tornare indietro, difendere i propri privilegi a scapito altrui: significa usare un’arma subdola e niente affatto rivolta alla concordia e all’intesa tra i popoli.
Gentiloni aggiunge anche nel suo intervento al WTF, che sarebbe opportuno chiudere quanto prima il Trattato di Mercosur (Mercado Comun del Sur), firmato da Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Venezuela (ma di recente quest’ultima è stato espulsa). Sono in corso trattative tra i paesi di Mercosur e l’Ue, per accordi di libero scambio, con un potenziale mercato di 700 milioni di persone, vi gravitano intorno interessi enormi.
Dallo scorso anno gli incontri tra Ue e Mercosur si sono intensificati, anche perché Donald Trump, quando si è insediato al potere, ha iniziato a mettere in atto politiche protezionistiche, lasciando in un angolo il TPP (Trans-Pacific-Partnership, che non voleva neppure il Congresso, per cui la scelta di Trump è stata un atto formale). Le reazioni dei paesi dell’America Latina non sono state di entusiasmo, privilegiare l’espansione del mercato verso l’Europa, attraverso accordi con l’Ue, poteva essere la migliore risposta.
Secondo il discorso di Gentiloni all’Wtf, non si possono tuttavia stigmatizzare le iniziative volte a creare divisioni, verso l’Amministrazione Trump sarebbe necessario favorire un clima di distensione. Da qui le riserve sui possibili accordi tra i Paesi aderenti a Mercosur e l’Ue.
Nel corso del meeting, ha espresso dissenso verso il protezionismo, anche il premier indiano Narendra Modi, e altri invece, in circostanze concrete, hanno preferito dare qualche lezione agli Usa, come il primo Ministro canadese, dimostrando che si possono portare avanti accordi di carattere commerciale con alcuni paesi dell’area Trans-Pacifica, anche senza gli States.
Per il presidente francese, Emmanuel Macron, non ci sono dubbi che la globalizzazione debba essere difesa e rafforzata, e questo non esclude, secondo il premier francese, che le multinazionali paghino regolarmente le tasse ai paesi coinvolti nei loro traffici commerciali.
C’è chi è poi preoccupato delle iniziative dell’establishment di Trump, e anche spaventato da una possibile guerra commerciale. E’ il fondatore di Alibaba, Jack Ma, il quale, secondo una nota di Cnbc, ha invitato i policymakers a non ignorare i pericoli di ciò che sta accadendo. Afferma Jack Ma al riguardo:
“La globalizzazione sta portando fermenti negativi. E’ molto facile accendere la scintilla di una guerra commerciale, ma è alquanto difficile fermarla. Per questo sono preoccupato.”
Che il mondo stia pericolosamente svoltando a destra, suona quasi come un eufemismo, perché in realtà si avverte un sentore di deragliamento, e non solo in Occidente. Viene fuori dalle urne questa smania di autoritarismo, quando non xenofobia, e Trump con la sua politica, sta proprio interpretando la tendenza dei nostri tempi: l’Europa e i leader europei non devono farsene una ragione, ma ostacolarne il corso.