WOLKSVAGEN. TEST SU ESSERI UMANI E ANIMALI, ED E’ DI NUOVO TEMPESTA

 
DI VIRGINIA MURRU
Il settore automobilistico tedesco ancora bersaglio della gogna mediatica, dopo una faticosa ripresa dalle indagini sulle emissioni diesel della Wolksvagen. Il software truffaldino individuato dall’Epa (Environmental Protection Agency) negli Usa alcuni anni fa, è costato parecchio alla Casa automobilistica tedesca, sia in termini di sanzioni che di immagine.
 
I riflettori sulla ‘dieselgate’ si stavano appena spegnendo ma l’allarme a quanto pare si è riacceso , siamo sempre nell’ambito degli esperimenti sulle emissioni tossiche dei diesel, implicati gli stabilimenti di Wolfsburg, ma anche BMW e Daimler. E’ stato il New York Times ad aprire la “ribalta” al nuovo scandalo; l’accusa è di avere effettuato test relativi ai gas di scarico su scimmie ed esseri umani. Sarebbero in tutto 35 ad essere stati sottoposti a questi esperimenti che comportano un elevato grado di rischio sulla salute: 10 scimmie per la precisione e 25 esseri umani.
 
Nemmeno i quotidiani tedeschi si tengono fuori dalla bufera, Il Sueddeutsche Zeitung e il Stuttgarter Zeitung, hanno rivelato il dietro le quinte di questo nuovo tornado sull’immagine della multinazionale tedesca, la Wolksvagen. Implicata anche una società, l’Eugt (chiusa in seguito alle indagini sul dieselgate, nel 2017), che ha guidato il gruppo di ricerca.
 
Condanne unanimi espresse ovunque, in primis dalle stesse autorità politiche tedesche, Angela Merkel in toni durissimi ha dichiarato il suo totale disappunto in merito:
 
“Non si possono giustificare eticamente simili iniziative, non si possono coinvolgere nei test animali e persone, pertanto non ci si deve stupire dello sdegno che tali esperimenti hanno provocato”.
 
I test si sarebbero svolti nei laboratori del New Mexico, una decina di scimmie sarebbero state chiuse in una camera e forzate a respirare per ore i gas tossici di scarico prodotti da un’auto “Wolksvagen Beetle”. Per non indurle all’insofferenza e all’agitazione, sarebbero perfino state distratte attirando la loro attenzione su immagini interessanti, in modo tale da placare il loro eventuale nervosismo.
 
Gli esperimenti in questione non sono recentissimi, risalgono al 2014, ma evidentemente le indiscrezioni sono trapelate ugualmente, sia pure in ritardo. La Casa automobilistica tedesca, tramite un comunicato, ha espresso parole di condanna, e sembra abbia preso le distanze da questi discutibili test scientifici:
 
“Ci scusiamo per quanto è accaduto, si tratta di individui che in modo autonomo hanno portato avanti test che noi da Wolfsburg non abbiamo autorizzato, e che certamente condanniamo.”
 
Smentite da parte di BMW, mentre è in corso alla Daimler una procedura di accertamento interno, che mira a portare alla luce i fatti che hanno destato un giustificato clamore; i vertici della Casa automobilistica fanno sapere che “tali esperimenti sono ripugnanti, nonché inutili”.
 
I test sono stati messi in pratica da piccoli gruppi, secondo quanto è trapelato, ma hanno seguito un percorso illecito attraverso l’Università di Acquisgrana. A finanziare gli esperimenti erano comunque Wolksvagen, BMW e Daimler.
Degli esperimenti avrebbero fatto parte anche 25 persone, nel 2014, presso la clinica dell’Università di Achen, queste cavie umane sarebbero state esposte alle insidie del diossido di azoto per alcune settimane e diverse ore di esposizione al giorno.
 
Non si capisce perché un simile putiferio sia emerso dopo anni di ritardo, dato che la ‘ricerca’ era stata pubblicata nel maggio del 2016 sulla rivista “International Archives”, che si occupa di salute e ambiente, presso l’Università di Acquisgrana, dove risulta coinvolta perfino la Bosch.
 
L’establishment politico tedesco, ha affrontato con il settore automobilistico altri attriti. Il Land della Sassonia è legato a doppio filo con la più importante multinazionale dell’auto tedesca (Wolksvagen), ed è stato coinvolto nel corso dello scandalo sul dieselgate per via dei diritti di voto che possiede sulla Casa automobilistica; per la Merkel non è stato semplice disimpegnarsi dalle responsabilità che ne sono scaturite.
 
Ora si condannano apertamente simili procedure, la Cancelliera ha affermato che i test non erano affatto necessari, bastava prevenire riducendo il livello di emissioni. Le tre case automobilistiche promettono indagini interne e provvedimenti; lo scandalo ha comunque riempito le pagine di cronaca dei giornali, una raffica che ha soffiato ovunque. La più ovvia conseguenza è il danno all’immagine, cosa non trascurabile, dopo il veleno degli anni scorsi sui dispositivi truccati nei motori diesel.
 
Una caduta di stile dell rigore tedesco e le sue credenziali internazionali? Non propriamente, dato che negli ultimi anni i dubbi sollevati sono tanti, e la tendenza alle pratiche illegali ha imperversato, nemmeno Deutsche Bank, sia pure in altri versanti, ne è stata immune.