DI VIRGINIA MURRU
Secondo l’indagine condotta dagli analisti di Bankitalia sui bilanci delle famiglie, l’economia italiana in generale è migliorata, sia pure in un ambito di “work in progress”, e infatti le rilevazioni sul reddito medio delle famiglie, nel 2016, danno un riscontro di +3,5% (rispetto alla precedente rilevazione del 2014).
Può essere considerato un buon risultato se si pensa che dal 2006 i dati al riguardo sono stati in calo costante.
Nel contesto di una fase congiunturale di ripresa e consolidamento, seguita a quella recessiva rilevata negli anni più duri della crisi, è un dato incoraggiante, anche se ancora distante dell’11% dai livelli di reddito nel periodo precedente la crisi economica (iniziata nel 2008).
Dall’analisi di Bankitalia, sul reddito medio delle famiglie, risulta comunque che la crescita non ha riguardato tutti. Il quadro è tutt’altro che omogeneo in questo versante: emerge disuguaglianza (prossima ai livelli di fine anni ’90), ossia emerge dai bilanci delle famiglie, che la fascia di individui con reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano, ha raggiunto il picco storico del 23%, nel 2006 era del 19,6% (questa è la soglia che permette l’individuazione del ‘rischio povertà’, in riferimento al 2016, quando il ‘corrispettivo’ in termini di entrate era di 830 euro mensili). In sintesi un italiano su quattro percepisce meno di 830 euro al mese.
Se l’analisi si estende agli immigrati questa condizione precaria va a raggiungere il 55% (era nella precedente indagine al 34%), il dato (calcolata con i metodi che individuano il rischio povertà) è piuttosto critico anche al nord, le cui fasce interessate sono al 15% (erano poco sopra l’8%). Risultano più a rischio dunque gli stranieri, i giovani, chi vive al sud, gli individui poco istruiti, e con loro anche i nuclei familiari dei quali fanno parte. In condizione di svantaggio i nuclei con capofamiglia giovani.
Negli ultimi 10 anni, il grado di disuguaglianza, misurato con il coefficiente di Gini (che misura la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza di una popolazione), è salito dell’1,5%. A conforto di queste rilevazioni c’è il riscontro che riguarda la quota di famiglie indebitate, il cui indice si è ridotto del 21%. Il valore mediano del rapporto tra l’ammontare dei debiti delle famiglie e il reddito, è calato al 63%, notevole, se si considera che nel 2012 si era registrato un picco pari all’80%.
Gli squilibri prendono in considerazione anche il livello di ricchezza, e secondo i dati sono in calo sia quella media che la mediana. Il focus sul rischio povertà nel 2016 era allarmante: ha riguardato una famiglia su quattro.
Secondo il comunicato di Bankitalia, concernente l’indagine degli analisti, la ricchezza netta media e quella mediana, sono calate rispettivamente del 5% e 9%, a prezzi costanti. Come è stato rilevato al riguardo anche in passato, il calo ha proiettato, quasi per intero, il crollo dei prezzi delle case.
Bankitalia conduce le indagini sui bilanci delle famiglie italiane (IBF), su base campionaria, metodo applicato e in uso a partire dagli anni ’60. Il fine “è quello di raccogliere informazioni sui redditi e i risparmi delle famiglie italiane”. E infatti sulle motivazioni dell’indagine, in uno dei primi rapporti pubblicati dalla Banca d’Italia, si legge:
“L’importanza economica che rivestono le famiglie nel nostro sistema, così come nella maggioranza di quelli ad economia di mercato, appare evidente ove si consideri che esse possiedono direttamente o indirettamente la quasi totalità della ricchezza nazionale, percepiscono quasi tutto il reddito nazionale e da esse provengono, attualmente in Italia, circa i tre quarti della domanda globale interna.
Anche dal punto di vista finanziario il peso delle famiglie è notevole, dando esse origine a una parte sostanziale dei flussi finanziari e possedendo una quota notevole della ricchezza mobiliare”.
Gli analisti hanno poi portato avanti una serie di ricerche campionarie sul reddito, il risparmio e il consumo delle famiglie italiane, al fine di stimare queste grandezze e di acquisire le conoscenze necessarie all’elaborazione dei dati.
Col tempo è aumentato l’oggetto della rilevazione, esteso per esempio al livello di ricchezza, e aspetti legati ai comportamenti economici e finanziari delle famiglie (come l’utilizzo dei mezzi di pagamento). La ricerca ha seguito un’evoluzione in questo ambito, e in sintonia con lo svolgimento delle competenze istituzionali (della Banca d’Italia), si sono portate avanti ulteriori raccolte di dati, seguite da produzione e pubblicazione d’informazione statistiche.