DI VIRGINIA MURRU
E’ quello che emerge dall’ultimo rapporto del Fmi: gli spagnoli, tenendo conto del reddito pro capite (31.191 euro il Pil pro capite della Spagna – 31.072 euro quello dell’Italia) , nel 2017 hanno superato l’Italia. E per la verità, nonostante il buon clima di ripresa che ha interessato il nostro Paese, si intuiva che nell’aria c’era sentore di rivolgimenti in questo ambito.
Non è un risultato edificante per la terza potenza economica dell’Ue, ma gli spagnoli hanno da tempo ingranato una marcia sostenuta e nel 2017 hanno fatto meglio anche della Germania e della Francia, non solo dell’Italia. Il Pil negli ultimi tre anni è infatti cresciuto di oltre il 3% all’anno, ovvero più delle altre solide economie dell’area euro, e due volte tanto l’italia.
Gli spagnoli raddoppiano il Pil perfino nei confronti di quello della Germania, performance eccezionali, che non si fermano all’andamento congiunturale ma segnano il passo in quello tendenziale, un traino sorprendente per l’Eurozona.
Dietro le quinte (si fa per dire..) di questi eccellenti risultati prodotti dall’economia iberica, ci sono le riforme strutturali portate avanti dal governo conservatore di Mariano Rajoy, che negli anni scorsi ha preso molto sul serio le “raccomandazioni di Bruxelles” sulla necessità d’instaurare un regime di austerity, al fine di tenere saldi i conti e attuare la compliance richiesta in termini di parametri fissati dai Trattati Ue.
E tuttavia, nonostante il progresso riconosciuto alla Spagna da tutti gli organismi economici internazionali, non è tutto oro quello che luccica: alto resta infatti il tasso di disoccupazione, nonostante la crescita della produttività e dell’export, il 16,4%. Intanto però il quadro macroeconomico è notevolmente migliorato a partire dal 2011, e sembra che, sempre secondo i forecast del Fmi, nel volgere di 5 anni, la Spagna diventerà più ricca del 7% rispetto al bel paese.
Certamente l’Italia ha 15 milioni di abitanti in più, e non si tratta di dettagli di poco conto, ma il fatto è che i governanti spagnoli hanno saputo ‘disimpegnarsi’ meglio dall’ultima crisi e dalla brutta recessione in cui si erano impantanati. Una più efficace politica economica e strategie mirate, hanno permesso agli ‘spaniards’ di lasciarsi alle spalle anni piuttosto critici per l’economia.
Resta il fatto che in pochi anni hanno superato quel gap storico che faceva la differenza tra i due paesi, fino a qualche anno fa in favore dell’Italia, la cui ricchezza era maggiore rispetto agli iberici di circa il 10%.
Il salario medio mensile (secondo una ricerca del quotidiano ‘La Stampa), in Spagna è di 1878 euro mensili (lordi), in Italia di 2480 euro (lordi). Ci hanno sorpassato anche nel settore del turismo: in Spagna arrivano più di 20 milioni di turisti in più, nonostante l’Italia sia il paese che ha il più alto numero di siti protetti dall’Unesco, e un patrimonio artistico certamente superiore in termini di opere e artisti famosi ovunque nel mondo.
Le presenze turistiche in Spagna contribuiscono in maniera determinante a sollecitare tutti i motori dell’economia, si tratta di oltre venti milioni di presenze in più ogni anno. Gli spagnoli, tra le tante differenze, spendono meno per il welfare e la settore sanitario, rispetto al nostro paese, il settore immobiliare presenta costi inferiori, e il mercato immobiliare è più favorevole per gli acquisti in Spagna, in Italia le case costano oltre un terzo in più.
Sono dati che hanno scatenato una lunga serie di analisi e considerazioni da parte dei media, perché un po’ di clamore, per la verità c’è in questi riscontri, stigmatizzati dall’orgoglio degli spagnoli, che ne hanno fatto materia di ‘rivalsa’, tramite la stampa. E tuttavia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, questi giorni impegnato nei lavori del G20 e del Fmi a Washington, non si scompone, continua a sostenere che la strada intrapresa dall’Italia è quella giusta.
Si procede con passo meno sostenuto rispetto ad altre economie dell’Eurozona, ma i progressi si fanno sentire, secondo il ministro Padoan, e già dal Def tecnico atteso a giorni, nel corrente anno l’economia dovrebbe crescere ulteriormente: +1,6%, ossia un’accelerazione pari allo 0,1% in più rispetto alle stime precedenti. Dovrebbe rallentare nei prossimi due anni per l’effetto delle clausole di salvaguardia sull’Iva, previste a legislazione vigente.
Del ‘sorpasso’ dell’economia spagnola su quella italiana, ne parla anche il Financial Times, con un articolo intitolato: “Spanish now richer than Italians”, dove si rimarca l’importanza dei dati diffusi dal Fmi, e il fatto che non si tratta di una realtà economica destinata a dissolversi nel breve termine, ma è destinata a continuare nel tempo. Nell’articolo del FT si sottolinea anzi che a partire dal 2023, alcuni paesi dell’ex blocco sovietico, come Slovacchia e Repubblica Ceca, hanno le carte in regola per diventare più ricche dell’Italia quanto a reddito pro capite. E’ dal XVI secolo che Spagna e Italia lottano in sordino per la supremazia nel Mediterraneo, fa notare il Financial Times.
Proprio il Regno Unito non può gloriarsene, dato che, da quando sono scattate le condizioni per attivare l’articolo N. 50 del Trattato di Lisbona, e dunque con l’avvio dei negoziati per la Brexit, la Gran Bretagna viaggia con un Pil inferiore a quello italiano, destinato a subire ulteriori contrazioni nei prossimi anni, per i riflessi economici causati proprio dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
Lo stallo in cui versa attualmente l’Italia, che non ha espresso, dopo l’ultima consultazione elettorale, un orientamento politico certo, non gioca a favore del Paese, i prossimi anni saranno decisivi per il proseguimento sulla strada della svolta. DIpenderà dalla competenza del prossimo governo e dal modo in cui gestirà i mezzi dell’’azienda Italia’.