DEF IN PARLAMENTO, STRATEGIE E PROPOSTE PER EVITARE IL RIALZO DELL’IVA

DI VIRGINIA MURRU
L’incertezza sulla formazione del nuovo esecutivo sta diventando sempre più pesante, un macigno disposto di traverso sulla strada della continuità politica e amministrativa. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, già da alcune settimane esprime perplessità e timori sulle conseguenze di questo stallo.
Il ministro è in audizione in parlamento, malgrado lo stato d’immobilità in cui le forze politiche alle quali gli elettori hanno conferito il loro mandato, stiano rendendo il clima sempre più teso e incerto, sono stati avviati i lavori relativi al “Def tecnico”, presentato una decina di giorni fa.
Il dibattito che scaturirà sul Def potrebbe rappresentare la prova del nove per un possibile orientamento di maggioranza, ovvero di fatto, visto che quello politico è ancora sulla via di Damasco, e ormai si parla sempre più di tornare alle urne.
Non si può bloccare l’attività di governo in attesa di una soluzione sulle intese politiche per la formazione del nuovo; quello uscente deve comunque gestire la fase di transizione. E tuttavia, di accordi, tra la coalizione di Centro Destra e il Movimento 5Stelle, neppure l’ombra.
Si cerca intanto un’intesa tra parlamento e governo per evitare che scattino le cosiddette “clausole di salvaguardia”, le quali, in fin dei conti, avrebbero un peso pari a 12 mld per il 2018, e 19 mld nel 2019.
Padoan non intende seguire le proposte del leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, e quindi procedere con una sorta di “manovrina”, per il disinnesco delle clausole: il ministro è piuttosto preoccupato per il freno che la situazione politica sta causando sulla crescita del Paese, e in particolare “sulla ripartenza degli investimenti pubblici”. Dichiara Padoan:
“Il rialzo dell’Iva si può evitare, come del resto è avvenuto negli anni precedenti, il mancato gettito potrebbe essere sostituito da misure complementari, tramite altri interventi legislativi, uno di questi potrebbe essere la Legge di Bilancio 2019”.
E sottolinea nel contempo che, una parte non indifferente delle clausole di salvaguardia per il prossimo anno, è stata già disattivata per un importo di 4,4 mld, mediante interventi inseriti nel Dl 50 del 2017. Dalla Legge di bilancio del corrente anno, ulteriori 6,1 mld, e dal Dl 148, per 340 milioni.
Da Bruxelles le pressioni sembrano essersi allentate, questo il tenore delle dichiarazioni rassicuranti provenienti dal portavoce della Commissione europea:
“Abbiamo fiducia nel Presidente Sergio Mattarella, e nella serietà delle Istituzioni..”
Il Governo Gentiloni ha definito il Documento di Economia e Finanza “tecnico”, ossia formulato con linee essenziali, per esprimere la dirittura che l’economia del Paese seguirà nei prossimi mesi, senza consistenza di carattere politico, visto che, del nuovo esecutivo, non c’è neppure un’idea approssimata.
Ma l’urgenza di proseguire sulla strada delle riforme strutturali, chiodo fisso dell’Ue, è palpabile, come anche le conseguenze sui mercati: è evidente che l’incertezza non consolida la strada intrapresa della crescita.
Il dibattito sul Def potrebbe tuttavia essere una buona base di partenza per la condivisione di precisi impegni politici volti a bloccare l’aumento dell’Iva, previsto dal 2019. Un intervento mirato a rinviare lo scatto dell’imposta, potrebbe trovare soluzione con un provvedimento da avviare prima dell’estate, o un intervento sulla Nota di Aggiornamento, in calendario a settembre.
Conferma al riguardo il ministro Pier Carlo Padoan:
“C’è una volontà, diffusa e condivisa, di disinnescare la clausole di salvaguardia, e si può quindi procedere con la Nota al Def e la Legge di Bilancio, non è necessario un intervento precedente”.
Padoan ha fatto anche riferimento all’attività svolta dal ministero e ne ha rivendicato i meriti:
“Dopo 4 anni di governo, l’Italia può ritenersi con le carte in regola, certamente il livello di crescita non è quello delle principali economie dell’Ue, come si è tante volte osservato, restiamo in coda rispetto agli altri, ma intanto è stata imboccata la strada della crescita. Lo dimostrano i dati in calo del tasso di disoccupazione, e l’ordine dei conti pubblici. E’ necessario gestire con senso di responsabilità questa fase di transizione, perché i rischi di un’involuzione dell’economia sono concreti, l’incertezza politica può innescare meccanismi perversi, e basterebbe osservare l’andamento dello spread negli ultimi giorni.”
Rischi di flessione messi in evidenza anche dalla Corte dei conti, non c’è solo il rischio protezionismo, con i dazi imposti dall’Amministrazione Trump, vi sono altre variabili insidiose, come l’attuazione del tapering nella politica monetaria portata avanti dalla BCE, e dunque ‘l’estinzione’ del Qe, che ha fortemente supportato l’economia dell’area euro nel periodo post-crisi tramite l’acquisto massiccio di asset.
La Corte dei conti, mette anche in rilievo altre fonti di rischio per l’economia italiana, come l’invecchiamento della popolazione e l’inefficienza del sistema fiscale. Da tenere presente la “Spending review”, che deve essere tenuta sotto controllo, ma i tagli sulla spesa non possono sempre causare disagi e privazioni per i cittadini.
“Per questo – sostengono i magistrati della Corte dei conti – il quadro resta complesso, nonostante i progressi ottenuti attraverso le riforme strutturali e le strategie di risanamento adottate dal governo uscente”.