ILVA, ENIGMA IRRISOLTO, SALTA L’ACCORDO E IL DOSSIER PASSA AL PROSSIMO GOVERNO

 
DI VIRGINIA MURRU
La questione Ilva resta un’incognita, un filo rovente che ha portato ieri all’interruzione delle trattative tra Governo, la società ArcelorMittal e i sindacati. I sindacati non accettano le proposte del governo, e il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a questo punto, si arrende e passa il dossier al prossimo governo, che si auspica prenda le redini del Paese nel più breve tempo possibile.
 
In un comunicato stampa, la Fiom, annuncia proprio il ritiro dei sindacati dal tavolo delle trattative, nessuno accordo con questo governo “ponte”. Ieri, giovedì 10 maggio, era stato convocato l’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, presente la società ArcelorMittal, potenziale acquirente della disastrata Ilva, che ha alle spalle la storia travagliata di una crisi mai risolta.
 
Il ministro Calenda ha proposto l’assunzione di 10 mila lavoratori (a tempo indeterminato), da parte di Am Invest, e spiega l’aspetto solo formale della “discontinuità”, in quanto, ai lavoratori assunti, saranno riconosciuti i diritti pregressi. La società Am Invest ha assicurato un impegno fino a giugno 2021, e a trasferire competenze alla “Società per Taranto”, che Ilva e Invitalia hanno costituito per almeno 1.500 dipendenti (a tempo pieno).
 
Degli accordi proposti fanno parte anche gli interventi per la gestione di esodi volontari, quali auto imprenditorialità, incentivi, accompagnamento alla quiescenza, per i quali sono pronti circa 200 mln di euro, preziosi per incentivare l’esodo volontario.
 
Niente da fare, i sindacati non accettano le proposte di Calenda, e lo dichiarano tramite i segretari generali di Fim, Uilm e Fiom, abbandonando il tavolo delle trattative, in quanto non ritengono soddisfacente il piano del ministro, né corrispondente alle aspettative.
 
Gli esuberi, secondo i sindacati, sono “l’oggetto del contendere”, dato che permangono, e ben pochi sforzi sono stati compiuti in tal senso. Secondo il parere di Marco Bentivogli, Segretario Generale Metalmeccanici Fim Cisl, la società Mittal “non ha apportato sostanziali cambiamenti”. Anzi, secondo il segretario della Fim, sarebbe la solita solfa.
Il ministro Calenda si è sentito a questo punto non legittimato a trattare (secondo il parere di alcuni sindacalisti), e rimanda la trattativa al nuovo ‘titolare’ del Ministero, di prossima investitura.
 
Calenda ha comunque chiesto alle organizzazioni sindacali, nel corso dell’incontro avvenuto ieri, la sottoscrizione del documento definito “Punti principali dello schema di accordo Ilva in A.S. – Am Investco (cordata formata da ArcelorMittal e Marcegaglia) – OO.SS”.
 
Da non dimenticare che l’Ilva è sempre al centro di un fuoco di fila di polemiche a causa delle criticità sul piano dell’impatto ambientale, non solo a Taranto, ma anche a Genova (nel 2002 furono chiuse le cosiddette ‘cokerie’).
 
Nel 2013, come si ricorderà, la città di Taranto fu chiamata ad esprimere un parere sull’impatto ambientale rappresentato dall’attività dell’Ilva, tramite un referendum consultivo, che si concluse con un nulla di fatto, poiché non si raggiunse il quorum (del 50%), avendo partecipato solo il 19,5% della popolazione. In ballo c’era il valore ‘salute’, ma anche l’altra faccia dura della medaglia: la chiusura delle Acciaierie..
 
Diverse le cause intentate con accuse d’inquinamento, che hanno anche portato a condanne penali per alcuni esponenti ai vertici dell’industria siderurgica, e in particolare Emilio Riva.
Secondo il comunicato stampa diffuso ieri da Fiom “Il documento, nella sostanza, non rappresenta altro che la sintesi dei punti e delle condizioni che il Governo ha negoziato con ArcelorMittal, e da ormai diversi incontri si ripropone alle Organizzazioni Sindacali quale possibile accordo”.
 
Tutto questo, dunque, non viaggia nella medesima lunghezza d’onda delle aspettative dei sindacati, i quali sono inflessibili e ribadiscono la necessità di assumere i 14 mila lavoratori proposti, e l’impegno da parte di ArcelorMittal, di farsi carico di tutto l’organico dei dipendenti. Sottolineando nel contempo, la continuità del rapporto di lavoro, e la possibilità di esternalizzare 1.500 lavoratori con attività e mansioni varie, anche di nuova costituzione, con “la possibile partecipazione di soggetti pubblici e privati”.
 
Premesse imprescindibili per trattare con ArcelorMittal – dichiarano i sindacati. Scrive la Fiom nel suo comunicato:
 
“Alla luce della situazione attuale è necessario continuare con le assemblee dei lavoratori, sia per un aggiornamento della situazione, sia anche per valutare l’avvio di una fase di mobilitazione sindacale.”
 
Preso atto invece dell’insuccesso dell’incontro, il ministro Carlo Calenda, deluso dell’opposizione dei sindacati (che definisce ‘populismo sindacale, ossia una cosa che sta a metà tra il populismo sindacale e il sindacalismo politico’) dichiara:
 
“Abbiamo messo in campo ogni possibile strategia per salvaguardare l’occupazione, gli investimenti ambientali e produttivi, anche attraverso considerevoli risorse pubbliche.
 
Da non dimenticare, infatti, che il Governo ha finanziato l’Ilva durante la crisi e l’Amministrazione straordinaria, con importi non di poco conto: quasi un miliardo di euro.