DI VIRGINIA MURRU
Sull’applicazione della Flat tax , l’imposta unica sui redditi, si discute ancora all’interno della Lega, che ha l’ha inclusa nel suo programma, e ne ha fatto un cavallo di battaglia nel corso della campagna elettorale.
Secondo Alberto Bagnai – parlamentare della Lega, indicato anche come possibile Sottosegretario al Ministero dell’Economia – sarebbe stato raggiunto un accordo per dare il via all’applicazione della Flat tax sui redditi di impresa, nel 2019, e a partire dall’anno successivo quella concernente le famiglie.
La questione che divide gli esponenti leghisti è lo start relativo all’introduzione del nuovo sistema fiscale “non progressivo” (questa la sostanziale differenza con il vecchio sistema). Non c’è accordo definito tra chi vorrebbe fare partire il nuovo sistema di tassazione per le famiglie da gennaio 2019, e altri che vorrebbero fissarne l’inizio nel 2020.
Secondo il senatore Armando Siri, responsabile economico della Lega, massimo esperto di questa disciplina fiscale e ideatore della Flat tax a due aliquote, il nuovo sistema di tassazione partirà per tutti, ossia per imprese e famiglie, nel 2019, auspicando che non ci siano strumentalizzazioni in merito.
La Flat tax, o tassa piatta forfettaria, si basa su un’aliquota fissa, a meno che non ci siano eccezioni dovute a deduzione fiscale o detrazione. Nello specifico, in questi casi, pur considerando l’aliquota “teorica” costante, la media effettiva che ne risulterà sarà crescente.
In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il senatore Armando Siri, stretto consigliere del Segretario Matteo Salvini, e colui che ha concepito una Flat tax applicabile in Italia (ideata per prima dall’economista statunitenze Alvin Rabushka), ha invece confermato l’entrata in vigore della nuova tassa sui redditi il prossimo anno.
Il senatore ha definito alcuni esponenti del PD “i soliti primi della classe”, perché hanno sottolineato il fatto che sull’ Ires (imposta proporzionale sul reddito delle Società), è stata già stabilità l’aliquota del 24%, come previsto dalla Legge di Stabilità del 2016. E anche su Iri, ossia l’Imposta sul reddito Imprenditoriale, l’aliquota è al 24%. Ma, sottolinea Siri – “noi proproniamo l’aliquota al 15%, si tratta di ben 9 punti in meno.”
Dunque, sostiene Armando Siri, nell’intervista al Corriere, nel 2019 anche sulle famiglie sarà applicata la cosiddetta “tassa piatta”. E afferma al riguardo:
“Si tratterà solo di perfezionare il provvedimento, si discute sull’opportunità di far partire l’imposta dalle famiglie più numerose, stiamo ancora studiando la procedura di applicazione. Per le imprese è più semplice perché si tratta di sottrarre all’imposta già esistente 9 punti percentuali, passando pertanto dal 24% al 15%.
Per quel che concerne le famiglie, secondo il senatore leghista, è più complesso, perché il passaggio è da un sistema progressivo e a scaglioni, con detrazioni e una serie di bonus, a un’imposta flat con una sola deduzione fissa. Tutto questo comporta un’elaborazione diversa.
Siri è piuttosto esplicito quando si parla di flat tax in termini di costi: “quando entrerà a regime avrà un costo di circa 50 miliardi di euro all’anno” – e precisa:
“si tratta di risorse che non entreranno propriamente nei circuiti dello Stato, ma nel sistema della spesa. Perché questi mezzi saranno reinvestiti nell’economia, in virtù della maggiore capacità di acquisto di imprese e famiglie.”
Siri già rivendica la riforma, considerandola la più importante introdotta dal dopoguerra. L’ideatore della Flat tax precisa inoltre, come in più occasioni ha già fatto il neo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che prima di tutto si procederà con la “Pace fiscale”, che andrà subito a regime, ossia la definizione delle controversie tra il contribuente ed Equitalia, tali interventi ne agevoleranno il processo, attraverso una maggiore fiducia tra cittadino contribuente e Fisco. Il che, secondo le dichiarazioni dello stesso ministro, significa assicurare più risorse all’erario. E puntualizza inoltre, che non si tratta di provvedimenti dell’ultima ora, ma punti di programma precisi.
Siri a sua volta sostiene che non si tratta di un intervento “tampone, ma di una vera e propria riforma strutturale di sistema”. Egli schiva poi i dubbi e le diffidenze di coloro (tanti..), che obiettano sulla copertura che la riforma richiede, affermando che, in concerto con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si è già ampiamente parlato di questo aspetto, e non esistono difficoltà che ne possano in seguito ostacolare il processo.
In tema di flessibilità da chiedere all’Ue, sulla possibile esigenza di elasticità nei conti, Siri afferma che potrebbe verificarsi una tale eventualità, ma sarebbe solo per rendere applicabile e finanziabile una riforma che avrà delle ricadute positive sull’economia, la quale riceverà una notevole spinta propulsiva, grazie alla minore pressione fiscale, e darà in particolare più fiato alle imprese e alle famiglie, favorendone il potere d’acquisto, e dunque i consumi.
Si potrebbe aggiungere che i regimi di flat tax non sono comuni nelle cosiddette economie avanzate, perché questi sistemi si avvalgono di imposte statali che adottano un’aliquota progressiva sui redditi delle famiglie e sugli utili delle imprese, e pertanto se aumenta il reddito aumenta anche l’aliquota in modo percentuale.
Queste riforme basate sulla flat tax, messi a regime in modo ortodosso, solo in alcuni casi sono in grado di esonerare le famiglie con redditi inferiori rispetto a quello stabilito per legge, o “no tax area”: ossia quando si individua una tipologia di reddito che presenta caratteristiche non soggette a tassazione (con base imponibile veramente minima), e a volte non sussiste neppure l’obbligo di compilazione del modello di dichiarazione dei redditi.