DI VIRGINIA MURRU
Il ministro dell’Economia e delle Finanze è un economista, professore ordinario di economia politica all’università di Tor Vergata, ha le idee chiare sul programma presentato da Lega e 5 Stelle, e non sembra nemmeno intimorito di esprimere pareri che rischiano di diventare voci fuori dal ‘coro’.
E’ più vicino in generale alle posizioni della Lega, piuttosto che ai punti chiave del programma sostenuti dal Movimento 5 stelle, perché non convinto sulle garanzie di copertura relative al reddito di cittadinanza, verso il quale ha già espresso le sue riserve.
Sostiene al riguardo:
“In realtà ancora non è chiaro l’impatto dei costi determinato dal reddito di cittadinanza, l’entità delle risorse che richiederà e l’ampiezza in termini di beneficiari dell’indennità, che in definitiva è legata alla disoccupazione. Si tratta di un’ Iniziativa già intrapresa in Francia, peraltro. Tale indennità dovrebbe anche essere estesa a coloro che sono alla ricerca di un primo impiego, al momento, tuttavia, gli effetti di questo provvedimento sono pieni di incognite”.
Molto più favorevole, e non ne ha mai fatto mistero, il ministro Tria, alla Flat tax, vessillo della Lega, e alla cosiddetta Pace fiscale. Il professore spiega che perseguire un obiettivo di riduzione della pressione fiscale, è in piena sintonia con la base di una politica rivolta alla crescita.
Si tratta di una scelta, secondo il ministro Giovanni Tria, non semplicemente orientata a rendere disponibile una maggiore base di reddito per famiglie e imprese, finalizzata quindi a sostenere la domanda interna.
La prospettiva è quella di portare in crescita fattori produttivi quali lavoro e capitale, a beneficio di un ventaglio d’investimenti più consistente.
Si discute tanto, secondo il ministro, intorno alla doppia aliquota, o a quella unica, ma in realtà conta l’intervento di semplificazione del sistema, oltre che la sua sostenibilità in termini di copertura, che dipende anche dal livello delle aliquote.
In una lunga intervista concessa nei giorni scorsi al Corriere della Sera, il ministro spazia in lungo e in largo sulle strategie previste dal Mef per l’attuazione del programma di governo.
Sulla domanda circa i timori della Germania sulle forzature che l’Italia potrebbe esercitare in ambito Ue, in tema di debito pubblico, qualora i partner europei non concedessero l’elasticità necessaria a portare avanti i punti chiave previsti dal programma del nuovo esecutivo, egli si è dimostrato ottimista, e non ha espresso particolari preoccupazioni al riguardo:
“Sono già in contatto con il collega tedesco Olaf Scholz, il presupposto principale delle relazioni con i paesi della zona euro è il dialogo, non abbiamo alcuna intenzione di usare l’arma del ricatto per ottenere margini di flessibilità sui conti pubblici. Penso che cercherò di persuadere i partner che un’italia che corre su un obiettivo di crescita e risanamento dei conti, è nell’interesse di tutti, e su questa base pensiamo di trattare, ovviamente su un fronte di fiducia reciproca.”
Giovanni Tria rassicura sul fatto che l’intesa del governo su temi fondamentali è unanime.
Quanto al settore bancario, alla necessità di riforme, afferma:
“è ancora presto per fare il punto sulle strategie, ma il settore indubbiamente necessita di solidità, anche se la strada è stata intrapresa dal precedente esecutivo, c’è stata una riduzione delle sofferenze bancarie del 25%, è un notevole passo avanti: si proseguirà su questa linea.”
Sulla possibilità di saldare i debiti commerciali attraverso l’emissione di “mini-Bot, è piuttosto esplicito:
“i debiti dello Stato nei confronti delle imprese, sono un problema, ma sono convinto che per risolverlo sia necessario eliminarlo alla radice, ossia facendo in modo che i pagamenti siano regolati in denaro ed entro i tempi previsti. I mini-Bot sarebbero soluzioni tampone, e non l’eliminazione del problema”.
Sull’opinione che Mario Monti esprime da anni circa lo scomputo degli investimenti dal patto di Stabilità, Tria sostiene che egli ne è stato in qualche modo il precursore: lo ripete da decine d’anni. “Il fatto è che – precisa – anche se si estrapolasse dal calcolo del deficit, con il lasciapassare di Bruxelles, si potrebbe ‘spendere’ di più, ma l’impatto sul debito ci sarebbe lo stesso.”
Quanto all’obiettivo di ridurre il debito nel corrente anno e nel 2019, Tria conferma che si tratta di un punto fondamentale del programma, sulla base dei presupposti fino ad ora già fissati, e con l’intento della riduzione graduale nei prossimi anni. L’incertezza resta l’andamento dell’economia e le relative stime, difficile secondo il ministro, fare previsioni, al momento.
E’ ovvio che alla luce del fatto che il governo si è appena insediato, non si possono tracciare conclusioni, se non tenere presente una linea programmatica che dovrebbe portare via l’Italia dal rischio di speculazioni, e per questo invita spesso il governo a “pesare le parole”, visto che ogni dichiarazione alla stampa, può suscitare reazioni su bersagli sensibili quali i mercati.
Intanto il nuovo ministro ha davanti tanti impegni, non semplici da ‘onorare’, come il disinnesco delle clausole di salvaguardia, che potrebbe creare comunque problemi e malcontento. Parlando alla platea di Confcommercio alcuni giorni fa, al riguardo, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, ha stimato che ci sarà un costo di 12,4 miliardi di euro il prossimo anno, e 19,5 miliardi nel 2020.
Restano tuttavia un’incognita le risorse da reperire per la copertura finanziaria. L’aria che tira in proposito sarà più chiara dopo il 19 giugno, quando in Parlamento si affronterà il tema del Def. Da qui partiranno i primi interventi – dopo la risoluzione della maggioranza – sulla procedura da avviare in termini di applicazione della dual tax, per imprese e famiglie.
E contemporaneamente si aprirà il varco per disinnescare le clausole di salvaguardia, i due interventi sono legati. Sulla Flat, si stima una spesa iniziale di circa 30 miliardi di euro, ai quali si aggiungeranno gli oltre 12 miliardi per evitare che scatti l’aumento dell’Iva il prossimo gennaio (al 24,2%).
Sfide importanti per il nuovo esecutivo, e per Giovanni Tria, quasi fondamentali per l’attuazione del programma. Afferma il ministro in proposito:
“Nella nota di aggiornamento del Def saranno presentati i nuovi conti, appuntamento previsto nel prossimo settembre. Conti che, per ovvie ragioni, devono essere coerenti con l’obiettivo della riduzione sostanziale del rapporto debito/Pil. E’ uno degli impegni più decisivi, sottolineato anche il presidente del Consiglio. Si lavora per la crescita dell’occupazione, attraverso un programma basato sulle riforme strutturali, che col tempo creerà le basi per condizioni più favorevoli in termini di investimenti e opportunità di lavoro.
Il ministro Tria si esprime in modo rassicurante, indirettamente anche verso i mercati, non intende aggiungere paglia al fuoco, alimentare allarmismi o foraggiare la speculazione. E’ una fase di transizione e di svolta, un passaggio delicato, che è necessario attraversare con la dovuta cautela. Per questo non si stanca di ripetere che bisognerebbe affrontare le difficoltà con senso di equilibrio e responsabilità, senza angosce, “anche perché, sostiene, i fondamentali della nostra economia sono a posto.”
Certo, non manca di precisare, la zavorra del debito pubblico, è un’eredità ingombrante che viene da lontano..
E poi c’è la Legge Fornero, così tanto demonizzata, eppure così intoccabile secondo Confindustria..
“Via la legge Fornero, e partiamo” – dichiara il ministro del Lavoro Di Maio.
Il Contratto relativo al programma Lega- Movimento 5 Stelle, precisa, è fondamentale per l’attuazione, e quindi l’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti proprio dalla riforma delle pensioni, che comporterà un budget di spesa di circa 5 miliardi di euro.
Il ministro Tria al riguardo è piuttosto cauto, non si è espresso sulla volontà di abrogare la riforma Fornero, né fa riferimento alla proposta della coalizione sulla nota “quota 100”. Egli sostiene che la riforma necessita d’interventi di miglioramento, ma non si esprime sull’immediata abrogazione. Troppi nodi e troppi ‘nemici’ dietro la porta. La riforma Fornero è stata, nella precedente legislatura, il delicato ago di una bilancia, e non sarà facilissimo spazzarla via.
Secondo Giovanni Tria, non si può andare allo sbaraglio sulla materia: “in tema di sistema pensionistico, è necessario, non solo guardare a breve, ma soprattutto a medio e lungo termine, e valutarne le conseguenze.”
C’è la prudenza in persona, alla guida del Mef, e del resto, i tempi sono delicati come calici di cristallo, essere impulsivi e avventati, potrebbe alimentare il rischio, comunque sempre presente per la stabilità dell’economia italiana in questo momento.