DI VIRGINIA MURRU
L’Eba ha pubblicato oggi gli esiti sullo stress test riguardante 48 Istituti di credito di 15 paesi membri dell’Ue, i quali rappresentano, in complesso, il 70% dell’attività amministrativa, come si legge nel sito dell’Autorità di vigilanza bancaria. Le banche italiane in esame, ossia Unicredit, Intesa Sanpaolo, UBI Banca, Banco BPM, sono state ritenute solide, anche in condizioni di scenari avversi o supposti shock sistemici .
Come funziona lo stress test eseguito dall’Autorità bancaria europea (European Banking Authority), ossia l’Eu-wide stress test?
L’ABE, autorità di vigilanza del settore bancario europeo, ha sede a Londra, ed è prima di tutto rappresentata da un presidente, che attualmente è un italiano, Andrea Enria. Il suo ruolo di guida consiste nell’impostare i lavori nel corso degli incontri con il Consiglio e le autorità di vigilanza. Le riunioni sono indette da un direttore esecutivo, mentre i due organi esecutivi sono il Consiglio delle autorità di vigilanza (organo decisionale, che delibera su tutte le scelte di carattere politico), e il Consiglio di Amministrazione, che sovraintende e vigila affinché siano assolte tutte le operazioni e i compiti concernenti la missione di Abe. In questo contesto si svolge un programma di lavoro annuale, con relativo bilancio, oltre ad un Piano in materia di politica del personale, e la relazione annuale. L’Abe svolge il suo ruolo in stretta collaborazione con le altre autorità europee di vigilanza.
Per garantire e tutelare i diritti delle parti coinvolte e interessate dalle decisioni dell’Autorità di vigilanza bancaria, è stata istituita una Commissione di ricorso. Gli stress test sono stati collaudati negli Usa, dopo la sonora lezione dei mutui subprime, nel 2008, e sono piuttosto importanti per una banca, perché, sulla logica delle analisi compiute dall’Eba, impostano le azioni di management, e le scelte destinate ad assicurarne la solidità.
Lo stress test consiste in un’analisi alla quale viene sottoposto un gruppo di banche europee, tenendo conto di scenari futuri sfavorevoli, al fine di comprendere il grado di sostenibilità nel corso di tali eventi, che potrebbero anche essere disastrosi sul piano finanziario, e pertanto con questi parametri si riesce a valutare la consistenza del capitale, la “resilienza” in casi d’impatto con shock.
Si valutano nello specifico alcuni aspetti chiave, ossia il modo in cui i rischi di credito, mercato e liquidità, reagiscono allo stress test, nel caso di evenienze negative. Le crisi vengono pertanto ipotizzate, sulla base di elementi diversi. In definitiva, queste analisi, misurano il grado di resistenza e tenuta patrimoniale delle banche sottoposte a forti pressioni in un contesto di criticità di carattere economico. E’ stato simulata la reazione del CET1 ratio, il Common Equity Tier 1, ovvero quella componente primaria rappresentata dal capitale di una banca. La solidità dunque del patrimonio.
Nei risultati pubblicati dall’EBA, per quel che riguarda il gruppo di banche italiane, l’esito risulta positivo, la più ‘resiliente’ è stata Intesa Sanpaolo, la più solida, ma sono venute fuori indenni dalla graticola anche Banco Bpm, Ubi, Unicredit. Le 4 banche si sono classificate con risultati migliori di Deutsche Bank, il colosso tedesco, con circa 50 mila dipendenti sparsi nel mondo. Ma l’analisi dell’Eba non stupisce più di tanto, dato che Deutsche Bank, negli ultimi anni, ha affrontato momenti veramente difficili, si è rimessa in piedi anche grazie agli aiuti di Stato.
Gli istituti bancari italiani sono risultati nella media europea, secondo i test eseguiti. In dettaglio, per quel che riguarda Intesa Sanpaolo, lo scenario avverso ha indicato per l’anno 2020, un Cet1 ratio pari al 10,4%, nel 2019 il 10,64%, e nel corrente anno 10,8%. Il dato concernente il 2017, è stato rivisto al 13,24%.
Unicredit ha risposto allo stress di scenari avversi, con il Cet1 ratio a 12,8% ridefinito per il 2017; a 9,34% nel 2020. Mentre nel 2019 sarebbe a 9,58%, e nel 2018 a 10,31%.
Per quanto concerne Ubi Banca, in condizioni di schock il Cet1 ratio andrebbe nel 2018 a 9,76%, a 9,25% nel 2019, e ad 8,32% nel 2020. Il dato inerente il 2017, è stato ridefinito a 11,7%.
Su Banco BPM, il risultato del test indica un Cet1 ratio derivante da condizioni avverse, a 8,47 nel 2020; nel 2018 9,93%, e nel 2019 a 9,4%. Sul 2017, il Cet1 ratio è stato ridefinito al 13,94%.
Un “sistema immunitario” di carattere finanziario dunque in grado di affrontare tempeste, nella media dei risultati europei, il che tranquillizza il comparto e anche il Governo italiano. Soddisfatto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, un sospiro di sollievo che permette al governo di continuare a portare avanti il programma di politica economica indicato nella manovra approvata di recente.
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