LA COMMISSIONE EUROPEA RIVEDE AL RIALZO LE STIME SUL DEFICIT ITALIANO

DI VIRGINIA MURRU

 

Le previsioni economiche d’autunno sul deficit italiano da parte della Commissione europea, sono tutt’altro che positive, soprattutto per il 2019: 2,9%, mentre il Pil  sarà all’1,2%. Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, non concorda su queste previsioni che aggiungono veleno ai rapporti tra Roma e Bruxelles. Il Pil, secondo le previsioni Ue, andrà dall’ 1,3% del corrente anno all’1,1% nel 2019. Nel documento si mette l’accento sul rallentamento della crescita nel Paese, in particolare nel versante dell’export e della produzione industriale.

E tuttavia, secondo le conclusioni della Commissione, nel breve periodo, una maggiore spesa pubblica – così come previsto dalla manovra – sosterrà la crescita moderatamente.  Intanto, comunque, non si può sottovalutare una maggiore esposizione al rischio per quel che riguarda il deficit, associato ad un aumento considerevole degli interessi e tendenza al ribasso; il tutto comprometterà l’obiettivo di riduzione del debito.

Inoltre, secondo le stime della Commissione, la ripresa degli investimenti privati è in via di rallentamento, dovuto anche “ai venti di coda della politica monetaria e degli incentivi fiscali”, mentre le condizioni di credito per le aziende diventano più strette, e infine per motivazioni legate all’impatto dello spread sulla concessione di credito.

Le stime dell’Unione europea proseguono su un trend piuttosto negativo, dato che nel 2020 il deficit si porterà ad oltre il 3% , a causa delle misure programmate, in particolare perché inciderà il reddito di cittadinanza, la riforma Fornero e gli investimenti pubblici che contribuiranno all’aumento significativo della spesa. E non si tiene conto dell’aumento dell’Iva, vista la sterilizzazione della clausola di salvaguardia.

L’Italia, in termini di crescita, va ad occupare gli ultimi posti in Europa, in compagnia del Regno Unito (fino all’uscita definitiva dall’Ue), e il Belgio, le cui performance sono anche peggiori di quelle italiane, secondo le stime della Commissione. In area euro, e nell’Unione in generale, diminuisce il tasso di disoccupazione, ma allo stesso tempo rallenta la crescita dell’occupazione; in Italia il mercato del lavoro non migliorerà, la stima è associata al contesto negativo legato agli effetti che produrrà nei prossimi anni la manovra varata dal Governo. Qualora ce ne fosse bisogno, è in definitiva una conferma di sfiducia nei confronti del programma di politica economica del governo italiano, e il ‘contenzioso’ resta più che mai aperto dopo l’ultimatum dei giorni scorsi.

In netto contrasto con le previsioni d’autunno della Commissione europea  le dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte:

“La Commissione sottovaluta l’impatto positivo della manovra economica e delle  riforme strutturali. I conti pubblici, secondo le nostre stime, sono divergenti rispetto a quelle espresse da Bruxelles, noi siamo convinti che la crescita aumenterà, mentre ci sarà un calo di deficit e debito. Non esistono premesse per affermare con fondate ragioni che le nostre previsioni siano di fatto insostenibili. Secondo le nostre valutazioni il deficit diminuirà per effetto della crescita, e pertanto farà diminuire anche il rapporto debito/Pil al 130% per il 2019, e al 126,7% nel 2021.”

Gli fa eco Giovanni Tria: “L’analisi della manovra non  è obiettiva, è parziale, si tratta di défaillance tecnica, il Governo è in netto contrasto con queste previsioni, il deficit diminuirà”.

Sarà sufficiente un anno di governo per capire se la nuova formula di crescita prevista dalla manovra economica funzionerà, il tempo, come al solito, sarà l’arbitro più attendibile.