DI VIRGINIA MURRU
Le dimissioni dell’Ad di Tim, Amos Genish, non sono propriamente una sorpresa, nonostante gran parte della stampa abbia dato la notizia come fosse un colpo di scena.
In realtà già da alcuni mesi c’era fermento in Consiglio, e un sentore di sfiducia nei confronti del manager israeliano, che era stato fortemente voluto da Vivendi (società francese che opera nell’ambito dei media e delle telecomunicazioni, protagonista delle traversie giudiziarie con Mediaset) al vertice di Tim. La decisione è stata presa in seguito all’analisi dei risultati raggiunti dal gruppo, ma anche a causa di conflitti con il Consiglio, nel quale l’Ad era sostenuto dai manager di Vivendi, e dal presidente Fulvio Conti (entrato in carica nel maggio scorso, dopo avere svolto il ruolo di Ad e Direttore Generale di Enel).
Amos Genish si è risolto a presentare le dimissioni allorché ha preso atto della sfiducia da parte del board. Genish era entrato alla guida del gruppo nel settembre del 2017.
I rapporti tra Elliot Management Corporation (il più grande Fondo di investimenti al mondo) e Vivendi , non sono stati idilliaci, c’era della ruggine, e proprio a maggio scorso, il quotidiano Milano Finanza, titolava:
“Tim, Waterloo di Vivendi. Vince la lista Elliott
Il fondo attivista, appoggiato anche dai piccoli azionisti, avrà dieci consiglieri nel consiglio di amministrazione e i francesi la metà, cinque. Ha deciso in questo modo il 49,84% dei soci presenti in assemblea. Il titolo vira al rialzo in borsa, rally della risparmio”
Si legge nel comunicato stampa pubblicato nel sito ufficiale Tim, sulle delibere assunte dal Cda in data odierna:
“Il consiglio di amministrazione di TIM, riunitosi in data odierna, ha revocato con decisione assunta a maggioranza e con effetto immediato, tutte le deleghe conferite al consigliere Amos Genish e ha dato mandato al Presidente di finalizzare ulteriori adempimenti in relazione al rapporto di lavoro in essere con lo stesso. In conformità al piano di successione degli amministratori esecutivi adottato da TIM, le deleghe revocate al consigliere Amos Genish sono state provvisoriamente assegnate al presidente del consiglio di amministrazione.
Il presidente del comitato nomine e remunerazione ha provveduto alla convocazione dello stesso comitato per gli adempimenti di sua competenza relativamente alla individuazione del nuovo amministratore delegato. È stata convocata una nuova riunione del consiglio di amministrazione per il giorno 18 novembre 2018 al fine di provvedere alla nomina di un nuovo amministratore delegato.
Il consiglio di amministrazione ringrazia Amos Genish per il lavoro svolto nell’interesse della società e di tutti i suoi stakeholders in questi quattordici mesi di intensa attività”.
Il Consiglio, dunque, proprio questa mattina, ha deciso di conferire i poteri esecutivi ad interim al presidente Conti, in attesa della nuova nomina, che dovrebbe avvenire il prossimo 18 novembre. Qualora la scelta fosse orientata verso gli esponenti del Consiglio Tim, potrebbe ricadere su Alfredo Altavilla, che era già stato collaboratore di fiducia di Sergio Marchionne in Fca.
La causa prima della sfiducia, non condivisa da tutti nel Consiglio di Amministrazione – che si è diviso circa le dimissioni di Genish, dato che i francesi di Vivendi non intendevano accettarle – sono stati comunque i risultati conseguiti dal gruppo, assolutamente non soddisfacenti, tanto che i mercati hanno reagito mettendo in moto vendite consistenti, e facendo perdere il 4% al titolo. Ma ci sono anche altre ragioni, le divergenze in Consiglio, com’è stato già accennato, e infine la risoluzione del governo volta ad accelerare il provvedimento destinato alla nascita della rete unica.
I conflitti in Consiglio sembra siano derivati dalla ferma opposizione di Vivendi, primo azionista del gruppo, di “estrapolare” la rete Tim; i francesi non hanno però alcuna intenzione di cedere il controllo della società. E tuttavia, proprio nell’ambito della votazione per la fiducia, hanno prevalso i 10 consiglieri di Elliot, che hanno votato contro la conferma di Amos Genish revocandogli tutte le deleghe; mentre hanno votato a favore i cinque consiglieri di Vivendi. Delibera di sfiducia, dunque, assunta a maggioranza.
Vivendi insorge, non accetta la decisione, ed un portavoce della società dichiara al riguardo:
“Si è trattato di una scelta già programmata in modo riservato, in segreto, per nulla leale nei confronti dell’Ad Amos Genish, che in questi giorni si trova in Cina, e sta negoziando per Tim. Si vuole creare un clima di destabilizzazione con mezzi vergognosi.”
Vivendi, con il 23,68% del pacchetto azionario di Tim, che è il 7° gruppo italiano per fatturato, sta sondando la situazione e sta procedendo alla convocazione di una nuova assemblea, prevista per domenica prossima, nella quale spera di riprendersi la governance.