DI VIRGINIA MURRU
Non portano verso l’ottimismo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, a ottobre sale il tasso di disoccupazione, al 10,6%, e per i giovani raggiunge il 32,5%. Ad ottobre gli occupati sono al momento stabili: +159.000 su anno, il tasso di occupazione, secondo i rilievi dell’Istat ‘non fa registrare variazioni congiunturali’.
Ma si va oltre questi arretramenti: la rilevazione del Pil nel terzo trimestre mette in evidenza un calo pari allo 0,1%, un risultato poco edificante, se si considera che l’economia italiana è sotto scacco su diversi fronti. In ogni caso la flessione del Pil risulta essere ancora più preoccupante perché arriva in un momento delicato e risulta essere il primo dato negativo dopo una performance positiva di ben 14 trimestri di crescita.
Secondo il comunicato stampa dell’Istat, la stabilità dei dati sugli occupati, deriva dall’aumento dei dipendenti permanenti, +37 mila, e da una sostanziale diminuzione dei dipendenti a termine: -13 mila, i quali sospendono il trend positivo che si era innescato nel marzo scorso; -16 mila i lavoratori indipendenti. Diminuiscono gli occupati tra i 25 e i 49 anni, mentre un cenno di crescita arriva dai 15-24enni, con un aumento più consistente tra gli over 50. Rispetto al trimestre precedente, ad ottobre 2018, l’occupazione è quindi in calo, -0,2%, che corrisponde a -40 mila unità, e riguarda entrambi i sessi. Nel corso dell’ultimo trimestre si riscontra una contrazione del numero di occupati, associata a quella dei disoccupati, pari a -2,5%, equivalenti a -70 mila. Aumentano gli inattivi, +56 mila.
E’ dal comunicato stampa Istat, riguardante i conti economici trimestrali, che si prende atto del calo del Pil – ‘espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti del calendario e destagionalizzato – calo pari allo 0,1%, nei confronti dei dati rilevati nel trimestre precedente, mentre risulta in aumento per lo 0,7% se si raffronta al terzo trimestre 2017.
Per quel che concerne la variazione congiunturale del Pil, secondo l’Istat, in riferimento ai dati del 30 ottobre scorso, era risultata nulla, mentre aumentava quella tendenziale con +0,8%. Il comunicato precisa inoltre che il terzo trimestre del corrente anno ha avuto due giornate lavorative in più rispetto a quello precedente, e il medesimo numero di giornate lavorative se rapportato al terzo trimestre del 2017.
La variazione acquista per l’anno in corso sarebbe pari a +0,9%. Si riscontra un calo degli aggregati principali concernenti la domanda interna, -0,1% i consumi finali nazionali; -1,1% gli investimenti fissi lordi. In crescita import ed export, il primo con lo 0,8% e il secondo dell’1,1%.
A incidere sulla flessione del Pil è stata anche la domanda nazionale al netto delle scorte, che ha pesato con lo 0,3 punti percentuali, e contributo praticamente nullo per quel che concerne i consumi delle famiglie e Istituzioni sociali private, nonché per la spesa delle Amministrazioni pubbliche. In negativo dello 0,2 punti percentuali gli investimenti fissi lordi.
Positivo il dato che fa riferimento all’offerta di beni e servizi, l’andamento congiunturale risulta positivo, ma solo per il valore aggiunto dell’agricoltura, precisa l’Istat, che è aumentato per un valore pari all’1,6%, quelli inerenti l’industria e i servizi, sono invece diminuiti, il primo dello 0,1% , il secondo dello 0,2%.
Al giornalista che gli ha chiesto di esprimere un parere sui dati pubblicati dall’Istat, il premier Giuseppe Conte, dal G20 che si sta svolgendo a Buenos Aires, ha risposto che non c’è da preoccuparsi, se il Pil è calato il Governo penserà a farlo crescere.