MANOVRA. LA CAMERA APPROVA, IL TORMENTATO ‘VIAGGIO’ PROSEGUE ORA IN SENATO
DI VIRGINIA MURRU
La manovra ha così superato la prima corsa ad ostacoli in Parlamento, passando indenne all’esame della Camera, con 330 voti a favore e 219 contrari. L’iter ora prosegue al Senato con la sessione di bilancio, ma è già chiaro che il testo sarà riscritto, prima però avrà luogo un vertice di maggioranza per un resoconto sommario, seguito dal confronto con i sindacati, previsto intorno a metà mattinata. Una manovra da ‘riscrivere’, esito già previsto del resto a fine novembre dal ministro per gli Affari europei, Paolo Savona.
Questi appuntamenti precederanno le ‘comunicazioni ‘ del premier Giuseppe Conte di martedì 11 dicembre, anticipate dallo stesso premier. Le idee dovranno essere chiare prima del confronto con Jean-Claude Juncker, fissato per il 12 dicembre prossimo (martedì).
Ora resta da capire quale sarà la ‘percentuale’ definitiva sul rapporto deficit/Pil, che la Ue ha messo in discussione e resa oggetto di possibile procedura d’infrazione. Si è parlato di passare dall’attuale 2,4% – che sembrava limite intoccabile per la coalizione di governo, e per questo ha lottato e sfidato a lungo le autorità di Bruxelles – al 2%, ma la modifica è ancora da fissare. I due vicepremier concordano sul 2,1%. L’accordo dovrà essere definito su una linea di Governo che oscilla tra le posizioni del premier e il ministro Tria da una parte, e i due vicepremier dall’altra.
L’enigma dovrà essere risolto entro il 19 dicembre, deadline previsto da Bruxelles.
Irriducibili, nonostante l’apertura al dialogo, sono ancora le Istituzioni Ue, che hanno in più circostanze sottolineato di non transigere, l’Italia ha goduto di troppa ‘indulgenza’ fino ad ora e di tutta la flessibilità possibile. Ora, dunque, se il Governo intende andare avanti – evitando ulteriori danni derivanti da uno spread che ha sostenuto l’intransigenza della Commissione europea (e costretto in definitiva Roma alla resa) – deve rivedere i cardini della manovra. E apportare modifiche significative.
Si dovranno rimettere sotto l’incudine le due misure di spesa concernenti il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni, con al seguito la quota 100. Messe insieme hanno un valore di circa 16 miliardi, quasi la metà di quelli previsti dalla manovra. Il Governo, tramite il vicepremier Matteo Salvini, precisa che, per quel che riguarda ‘quota 100’, non tutta la platea delle uscite previste nel 2019 (circa 600mila lavoratori aventi diritto), sceglieranno di abbandonare l’attività lavorativa con 38 anni di contributi , o a 62 anni. Si auspica una riduzione di adesioni, dovute anche alle condizioni che prevedono i meccanismi per l’accesso al diritto, ossia divieto di cumulo, penalizzazioni e possibili incompatibilità.
Tale riduzione potrebbe portare un risparmio di circa 2 miliardi, che sarebbero più o meno un terzo rispetto alla cifra stanziata (6,7 mld per il prossimo anno). In tema di risparmio sui due cavalli di battaglia del documento programmatico di bilancio, c’è anche quello di 1 miliardo circa proveniente dal reddito di cittadinanza, la cui fase di partenza è slittata, da gennaio 2019, ad inizio aprile. A questa riduzione di spesa, che in tutto permette di salvare 3,5 mld, ci sarebbe un altro miliardo e mezzo derivante dagli investimenti ritenuti eccezionali, ossia al di fuori dei conteggi relativi al deficit strutturale, e che rappresentano lo 0,3% di Pil.
Certo si tratta di interventi di rilievo, ma c’è da considerare la richiesta di Bruxelles, che esige modifiche sostanziali, non una semplice buona volontà che lascia ancora forti riserve sull’efficacia delle misure previste, soprattutto in termini di ricaduta occupazionale. Le opposizioni continuano a contestare il reddito di cittadinanza, come misura di compliance elettorale, assistenziale, ma senza importanza circa i riflessi economici, in quanto non incentiverebbero la crescita. Spetta al premier Giuseppe Conte l’onere di convincere la Commissione europea; l’incontro con Juncker è previsto tra due giorni. I margini di trattativa, in termini di tempo, potrebbero essere lunghi, specie si si considera che a breve partirà la campagna elettorale per le elezioni europee, il cui svolgimento è previsto a maggio. Se si decidesse per la procedura d’infrazione, che comunque si spera di evitare, vista anche la mano tesa di Bruxelles al dialogo, si spera di ottenere condizioni tali da non causare forti impatti sul programma di politica economica previsto per il 2019, importantissimo test per il Governo in carica.
Resta da capire quale sarà la riduzione da applicare sul rapporto deficit/Pil, vero nodo stretto della questione che divide il Governo dalle direttive della Commissione. Una cosa è certa: il documento programmatico di bilancio dovrà essere modificato per passare la frontiera dei controlli da parte di Bruxelles.
Molto dibattuta la questione delle cosiddette ‘pensioni d’oro’, per le quali sono previsti tagli fino al 40% per le più alte. Il Movimento 5S afferma che il provvedimento riguarderà quelle di importo che superano i 4.500 euro mensili netti (comprese quelle percepite dai sindacalisti..), un abbassamento della soglia non è stato preso in considerazione. Ma i sindacati in coro sostengono che non si tratta di misure ‘una tantum’, ma di diritti acquisiti, che non possono essere smantellati, altrimenti si rischia l’incostituzionalità della misura.
Tito Boeri, presidente Inps, sostiene che il risparmio che ne deriverebbe non ha una grande rilevanza, in quanto si tratterebbe di importi inferiori ai 150 milioni di euro, riguardando una platea di circa 30mila individui. Tiziano Treu, presidente Cnel, conferma al pari dei sindacati l’illegittimità, in quanto si tratterebbe “di proposte d’intervento retroattivo” sugli assegni pensionistici.
Giorgio Mulé, di Forza Italia, definisce il taglio sulle pensioni, ‘la più grande rapina messa a punto a danno dei pensionati’.
In mattinata l’esame della manovra andrà alla Commissione Bilancio, in Senato, qui giungerà il maxi emendamento del Governo con le modifiche sulle misure chiave, dalle quali si auspica la benedizione dell’Unione europea, al fine di bypassare la procedura d’infrazione che incombe sulle scelte del Governo. Attesi anche i calcoli di Ragioneria e Inps.
La Camera ha approvato le modifiche relative al controllo sui criteri di applicazione della Flat tax, l’ecotassa prevista sui veicoli inquinanti, le modifiche per la maternità, la card famiglia che esclude dalla platea di beneficiari gli extracomunitari, mentre riguarda i cittadini italiani ed europei. Qui di seguito alcuni dei provvedimenti previsti dalla manovra:
Sull’ecotassa, per chi acquistasse autoveicoli nuovi, sono previsti sconti sul prezzo, se il grado di emissione di co2 è basso (inferiore alla soglia).
Quanto alla Flat tax, onde evitare abusi, l’aliquota è stata ridotta al 15% per le partite Iva inferiori ai 65mila euro, si fissano limiti per l’accesso all’aliquota agevolata.
I centri impiego prevedono l’autorizzazione alle regioni di assumere, a partire dal prossimo anno, fino a 4mila persone destinate ai centri d’impiego. La previsione di spesa è di 120 mln per il 2019, e 160 dal 2020.
Previsto un taglio sulla “Carta Giovani”, di 60 milioni, riguardante l’assegnazione Card Cultura. Si passerà dai 290 milioni a 230, riguarderà i residenti che compiranno i 18 anni nel 2019.
Sulla Maternità è stabilito che le donne, su autorizzazione medica, potranno continuare a lavorare anche fino al termine della gravidanza, facendo confluire così il diritto sul congedo al periodo successivo alla nascita (rendendo in tal modo flessibile la gestione dei cinque mesi di diritto al congedo).
Sugli Asili Nido, è previsto un aumento del bonus da 1000 euro a 1500 annui, che sarà garantito fino al 2021, al fine di consentire l’iscrizione agli asili nido pubblici o privati. Dall’anno successivo, il bonus sarà fissato sulla base di un limite di spesa programmatico, in ogni caso non dovrebbe essere inferiore ai 1000 euro annui.
Per quel che riguarda il Congedo Papà, il prossimo anno gli aventi diritto, potranno usufruire di 5 giorni di congedo in occasione della nascita di un figlio. L’emendamento sul ddl è stato approvato dalla Commissione bilancio della Camera, che ha anche prorogato per la misura per il 2019, con un giorno di congedo in più.
Per le imprese, sono previste agevolazioni sulle imposte riguardanti gli utili reinvestiti, riguardanti l’acquisto di beni materiali strumentali e l’aumento di assunzioni , con taglio dell’ires al 15%. Per il prossimo anno è stato inoltre prorogato il credito d’imposta 4.0, che prevede la formazione professionale e misure atte a favorire l’internalizzazione.
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