DI VIRGINIA MURRU
Il fascino della Sardegna non si ferma nella linea di costa, certo piena di suggestione, ma prosegue nell’entroterra, dove le attrattive naturalistiche e paesaggistiche fanno parte dell’eclettismo di una natura ancora in parte misteriosa, nella quale, non di rado, la storia ha lasciato le sue pietre miliari.
Ce ne parla l’autore di “Fra mondi sotterranei e trekking d’avventura”, Elio Aste, che ha percorso da speleologo e trekker ogni angolo, ogni pertugio delle grotte immerse nei meandri più selvaggi ed esclusivi del centro dell’isola. Sicuramente un esperto, dato che per tutta la sua vita ha attraversato gli altopiani e ne conosce le caratteristiche naturalistiche, come pochi. Un libro che illumina a giorno gli ambienti ipogei di questi ‘santuari’ ubicati nel cuore delle montagne, interessate dal fenomeno carsico, regno del calcare, e di tanti segreti celati nei loro ambulacri.
Se l’intento dell’autore era quello di sorprendere, conducendo l’immaginario del lettore nella magnificenza di una natura integra, in gran parte selvaggia, attraverso la descrizione minuziosa e accurata di percorsi riservati a chi conosce i segreti riposti della Sardegna più esclusiva, bisogna dire che è riuscito nell’intento. E’ una semplice deduzione, non c’è smania di scivolare in retorica, questo libro non ne ha bisogno, e neppure Elio Aste, che ha all’attivo numerose pubblicazioni di carattere naturalistico-esplorativo nel territorio dell’isola, e ha riscosso il successo che davvero merita, sia in termini di competenza che di esperienza in questo ambito.
Dopo avere chiuso il libro, restano impresse le atmosfere nelle quali chi legge viene guidato, perché l’autore, oltre che speleologo, naturalista, fotografo ed esperto di archeologia, è anche uno scrittore di rara maestria ed efficacia espressiva. Lo stile della narrazione, acuto e attento al dettaglio, le descrizioni vivissime di ogni passo percorso, coinvolgono ed avvincono: nessuno può restare indifferente davanti agli spettacoli che si prospettano in questi scenari di natura così esuberanti.
Attraversando campi solcati, o percorrendo i salienti più impegnativi – anche per coloro che sono avvezzi ad avventurarsi in luoghi impervi, e a spendere le proprie energie nei sentieri più ostici ed accidentati – si può comprendere meglio il senso dell’essere e dell’esistere, si può riflettere all’immenso valore di questo patrimonio naturale, e concludere che la vita altro non è che il soffio d’ingegno di un grande Regista, che sa dell’ordine e dell’equilibrio nella Creazione.
L’uomo ha il dovere di rispettarne le leggi, non di sconvolgerle per fini che non rientrano in questo grandioso disegno, dove anche il senso di un filo d’erba va al di là di noi.
Ci parla di bellezza e di perfetto equilibrio biologico, Aste, ci sconvolge con prospettive che sospendono il respiro, ci porta dentro anfratti e grotte nelle quali il mondo con il suo caos, sembra solo un lontano ricordo, un’aberrazione.
Ci racconta egregiamente le immagini, piccoli microcosmi sospesi nella magnificenza di questo territorio barbaricino, circondato dalle propaggini calcareo- dolomitiche del Monte Corrasi. Questi sono santuari naturali in cui anche il silenzio produce la sua eco e diventa catarsi; sono spazi in cui non esiste nulla che non venga da una sapienza che sfugge allo sguardo di chi osserva con stupore.
C’è un ordine primordiale che coniuga perfettamente gli elementi, non si può scorgere una ‘nota’ stonata tra le meraviglie delle concrezioni sospese nelle sale scintillanti delle grotte: è una bellezza che frastorna, e poiché non abbiamo la fortuna di percorrere questi itinerari, e ammirare dal vivo un simile splendore, questo libro ce ne propone le emozioni, attraverso le sensazioni di chi ha già percorso, con le gambe e lo sguardo, questi orizzonti.
Ci sono immagini folgoranti, e sottolineo che non si tratta di esaltazione, chi ama la natura non può che ritrovarsi in questo transfert, immedesimarsi e sognare di stare al passo di chi racconta le straordinarie avventure in luoghi quasi ‘immuni’ dal tempo; certamente integri sul piano ambientale. Poco conosciuti perché non tutti sono disposti a marciare dalle prime ore dell’alba fino al tramonto, a dormire in ripari sotto roccia, fra silenzi interrotti da rumori furtivi nei cespugli, versi di animali notturni, campanacci lontani.
Occorre spirito di sacrificio per essere ripagati poi dalla magnificenza di visioni che penso l’autore, nonostante l’abilità espressiva evidente nell’opera, abbia faticato a descrivere, perché davanti a tanta bellezza qualcosa sfugge anche all’occhio più esperto, allo sguardo di chi per passione e amore verso la natura, è portato ad andare oltre la superficie. A trovare quindi la verità e i segreti più nascosti dei tesori che si presentano con una semplicità pura e disarmante, e proprio per questo incantevoli.
Elio Aste, dopo decenni di esplorazioni nelle aree più remote della Sardegna, tra i meandri dei Supramontes, continua a farsi sorprendere dalla natura più ‘riservata’ e splendida dei paesaggi montani, specie quelli che ruotano intorno al massiccio del Gennargentu. Accompagna il lettore passo dopo passo nelle sue straordinarie esperienze di trekker, come un inedito Caronte, che evita i gironi infernali della vita e conduce tra le sponde di autentici paradisi.
E, se nella magniloquenza di quei silenzi si sentisse il sussurro del divino Poeta, con le sue impeccabili terzine di endecassillabi:
“Ed elli a me, come persona accorta: /Qui si convien lasciare ogne sospetto;/ ogne viltà convien che qui sia morta..”,
bisognerebbe allora convincersi che qui si parla di luoghi in cui la vita diventa leggera, evanescente, senza le contaminazioni della fallacia umana; non una voce che arriva dai luoghi della pena. Perché in questi versanti, tra il Supramonte di Oliena e Dorgali, Orgosolo e Urzulei, si avverte un senso di pace assoluta, non vi sono violazioni che provengono dal mondo asservito al progresso.
L’acqua è sempre limpida nelle sorgenti de “Su Cologone”, e purissima è quella dei laghetti e corsi sotterranei delle grotte, le cui immagini, riportate in questa bellissima opera, sono il riflesso fedele delle visioni di quel mondo sommerso; quasi inverosimili nella loro integra bellezza. L’opera è stata suddivisa in itinerari, studiati per raggiungere gli obiettivi più interessanti sul piano naturalistico e paesaggistico, nonché archeologico, storico, speleologico, botanico..
Gli itinerari, nel sommario, sono evidenziati con colori diversi, come già fa notare la Casa Editrice ‘Italian Edition’: il verde per indicare che in quel percorso si possono trovare luoghi di ristoro; in blù gli itinerari in cui si trovano sorgenti sicure per dissetarsi; in rosso quelle in cui è possibile pernottare; infine sono segnati in giallo i siti consigliati solo a persone particolarmente esperte, in grado di utilizzare l’idonea attrezzatura per spostarsi con agilità, impossibili da percorrere senza, dunque riservati a speleologi in particolare.
Suggestivi e affascinanti gli itinerari che descrivono i collegamenti sotterranei delle grotte “Sa Oche” e “Su Bentu”, comunicanti tramite un grande sifone, situate sul fondo della vallata di Lanaittu. Le due grotte, che presentano scenari maestosi, ambienti attraversati da soffi di vento – da qui il nome ‘Su Bentu’ – che turbinano all’interno di quegli spazi ipogei (soprattutto dopo lunghe tempeste, in seguito alle quali l’aria viene spinta all’interno e produce boati), segnati dal fenomeno carsico. Il carsismo è la nota dominante della roccia calcarea, è il processo chimico esercitato dalle acque meteoriche che sono filtrate nel corso dei millenni nelle fessure del calcare, e hanno creato il mondo meraviglioso, a volte sconvolgente delle grotte.
Dopo lunghi temporali, seguiti da ondate di piena, l’acqua scorre alla base di questo complesso montuoso, portando in superficie un corso d’acqua impetuoso che emerge all’esterno con tutta la sua forza.
Spiega l’autore a proposito delle origini della grotta ‘Su Bentu’: “la grotta Su Bèntu è impostata prevalentemente su immani fenditure, che s’estendono nel sottosuolo per decine di chilometri e che assolvono a funzioni di drenaggio e di veicolazione delle acque, provenienti dal sovrastante Monte Corràsi e, in parte, anche dai Supramonti di Orgosolo e di Urzulei”.
Le due grotte (Sa Oche e Su Bentu) sono spesso meta di esplorazioni da parte di speleologi provenienti da ogni parte del mondo, per via dell’assetto interno particolare, e soprattutto perché in qualche modo sono ‘gemelle’, in quanto legate tra loro da un tracciato sommerso invaso dall’acqua. Le sale di entrambe le grotte, erano frequentate, secondo vari ritrovamenti di reperti (tra i quali ossa umane, scheletri, avanzi di pasti), fin da epoche remote. La passione verso questi mondi nascosti e talvolta ostili, ha causato qualche vittima tra gli speleologi, dei quali uno straniero, giovanissimo.
Di notevole interesse la descrizione della grotta ‘Crobeddu’, che ne mette in rilievo il valore scientifico, ma anche storico e culturale, dovuto alle ‘frequentazioni’ di questo straordinario ambiente ipogeo, eletto a dimora nel XIX secolo dall’omonimo bandito, che ha dato il nome alla grotta. Qui si sono commessi anche delitti, con sommari processi ‘per direttissima’ da parte del bandito, il quale era spietato verso chi lo tradiva.
Ma queste cavità naturali erano quasi certamente considerate anche luoghi sacri per le popolazioni di epoca pre-nuragica e nuragica, siti idonei al culto delle acque, che si svolgeva secondo rituali legati al fervore verso le divinità. La valle del Lanaittu in epoca nuragica doveva essere un territorio piuttosto antropizzato, anche perché l’approvvigionamento idrico era assicurato da numerosi corsi d’acqua e sorgenti.
“Mondi sotterranei e trekking d’avventura” è un libro da leggere, i temi trattati suscitano un grande interesse, si è attratti da questi luoghi circondati dal mistero.
Purtroppo, la conoscenza sui ritmi di vita delle popolazioni che vi abitarono in epoca remota è limitata, forse per questo calamitano l’attenzione, affascinano. Anche le legioni romane, comunque vi transitarono, col fine di indurre alla resa i sardi più riottosi, irriducibili, che non ne volevano sapere di essere colonizzati: per questo i territori barbaricini si erano meritati l’appellativo “Barbaria”, toponimo che come un timbro a cartiglio si portano ancora dietro (da qui deriva appunto ‘Barbagia).
L’ultimo capitolo è riservato ai versi dell’autore, il quale ha scritto componimenti poetici molto suggestivi, la cui forza espressiva deriva dal continuo contatto con la natura e gli ambienti montani che ha esplorato, amato e rispettato. Versi che sono in simbiosi dunque con il racconto dettagliato degli itinerari percorsi, ne riflettono le sensazioni, i colori, l’aria respirata nelle altitudini più esclusive e selvagge delle montagne sarde; in quest’opera protagonista è il Monte Corrasi che sovrasta il centro abitato di Oliena, comune ubicato a poca distanza da Nuoro.
Elio Aste ha collaborato con report di carattere naturalistico e speleologico, tra gli anni ’70 e ’90, con i due maggiori quotidiani sardi, ‘La Nuova Sardegna e l’’Unione Sarda’. Diverse sono le opere pubblicate, tra cui “Sardegna nascosta”, “Sardegna selvaggia”, “Tiscali” (tanto per citare le pù conosciute). Le prime due a tiratura limitata, tanto che è quasi impossibile trovarli in libreria. L’autore ha una straordinaria conoscenza in ambito naturalistico e ambientale, per questo le sue pubblicazioni hanno il valore di manuali, proprio perché i suoi interessi e le descrizioni spaziano su ogni fronte della scienza.