C’è stato un periodo in cui noi che oggi siamo in USB militavamo in altri sindacati, ci sono stati momenti, ed ancora ci sono, nei quali non si era in accordo con gli altri sindacalisti ed altri in cui eravamo persino in un profondo ed incolmabile disaccordo, ma mai, mai nessuno di noi è rimasto insensibile di fronte alle ingiustizie ed alla cattiva sorte, di chiunque si trattasse.
I più anziani di servizio ricorderanno sicuramente le decine di ore di sciopero fatte come confederali in piena solidarietà di colleghi di sindacati minori “non riconosciuti” che erano stati licenziati a causa della loro attività sindacale, affinché questi fossero reintegrati in servizio sapendo che chi sbaglia paga, ma chi è in buona fede o solamente sfortunato deve essere difeso, sempre.
Apprendiamo invece che nel silenzio totale dei rappresentati sindacali che lavoravano con lui, un collega è stato licenziato mesi dopo il suo rientro in servizio per il superamento involontario di pochissimi giorni del conteggio per il periodo di comporto malattia che dopo il cambio contrattuale, che nei trasporti ha termini enormemente più restrittivi rispetto al CCNL Metalmeccanico, è stato ripetuto a svantaggio dei lavoratori.
Potremmo dire che lo avevamo detto che cambiare contratto non era una passeggiata di salute come ci avevano prospettato, ma preferiamo denunciare l’abbandono a sé stesso di un collega sfortunato che ha contratto una malattia professionale lavorando per “mamma” ENAV e da questa scaricato alla prima occasione.
Oggi la struttura sindacale USB si è data disponibile a fornire supporto legale gratuito, noi umani forniremo come sempre in passato tutta la solidarietà ed il supporto che sarà necessaria: la solidarietà è a prescindere.
Condividendone i contenuti riportiamo per tutti noi la voce del collega Nello Balzano che ha voluto esprimere in una lettera aperta i suoi sentimenti, che sono anche i nostri.
#restiamoumani
LETTERA APERTA
In quasi 35 anni di anzianità aziendale, ho avuto la possibilità di vivere e conoscere ogni aspetto della vita lavorativa, uno in particolare mi rendeva orgoglioso di appartenere a questa realtà: la solidarietà tra tutti i colleghi.
Un valore non semplice da mettere in campo in un contesto fatto di decine di aree sparse sul territorio nazionale, ma era sufficiente un passaparola o un’iniziativa sindacale per portare a conoscenza dei momenti difficili che ogni lavoratore si trovava a vivere, qualcosa che ho provato sulla mia pelle e rimarrà impresso per sempre nella mia memoria.
Ho aspettato qualche giorno prima di scrivere queste poche righe, perchè l’amarezza è tanta e non avrei voluto reagire d’impeto, rischiando di non far comprendere nella sua interezza cos’è successo nel mese di dicembre dell’anno scorso: un collega con quasi 40 anni di anzianità aziendale, prevalentemente passati nell’aeroporto di Roma Fiumicino, è stato licenziato.
Sono venuto a conoscenza della notizia per puro caso, colto da incredulità nell’apprendere che si sia verificato sei mesi fa, senza che nessuno di noi ne fosse a conoscenza, l’aspetto che più colpisce sono le motivazioni: licenziato perchè avrebbe superato il periodo di comporto per malattia.
Non ho potuto esimermi dal sentire direttamente il collega, non riuscivo a credere il suo racconto, con quali modalità venisse estromesso dal posto di lavoro, rientrato nella sua area di lavoro a Fiumicino, nei tempi da lui ritenuti congrui nel mese di ottobre, seppur ancora sofferente, è stato successivamente contattato dalla Direzione Aziendale, gli è stata comunicata la sua inidoneità alla mansione di manutentore RADAR e trasferito in sede, dopo avergli tolto tutte le credenziali dei sistemi informatici, ha ricevuto la comunicazione di licenziamento.
Mi ha fatto male sentire la sua voce, non mi ha manifestato nessun rancore, solo la sua legittima posizione di ritenersi dalla parte giusta, ha apprezzato che finalmente qualcuno lo avesse contattato e gli avesse dato la possibilità di esternare il suo legittimo sfogo.
Non è semplice per me, adesso, descrivere la mia amarezza, sia per quanto è successo e come, ma soprattutto il dover prendere atto che questa persona è rimasta sola, senza una parola di sostegno, senza una dimostrazione di vicinanza di un collega, nonostante le decine di anni di attività, fa ancor più male tutto questo, perchè è successo in una realtà che in passato ha visto mobilitare tutti i lavoratori d’Italia con una lotta che li ha visti compatti partecipare a 100 ore di sciopero per il licenziamento di tre lavoratori, una forte presa di posizione che è andata oltre le differenti posizioni sindacali dei colleghi licenziati, in un momento di confronto aspro, raggiungendo però lo scopo prefissato, il loro immediato reintegro senza condizioni.
Vorrei che tutti i colleghi del Gruppo ENAV riflettessero su quanto successo, non solo concentrando l’attenzione sulla persona, ma anche su tutto il contorno di questa vicenda, qualcosa che, a mia memoria, non conosce precedenti nelle modalità, ognuno di noi è libero di avere la sua opinione, appartenere a qualsiasi sigla sindacale, ma nessun lavoratore merita di essere dimenticato, in particolare dai suoi colleghi, auspico, come credo tutti voi, che questa vicenda trovi la giusta soluzione, auspico che in futuro ognuno di noi si guardi intorno senza chiudersi nel suo recinto di egoismo e protagonismo, perchè la storia di questa Azienda è altra ed è giusto che ritrovi il suo percorso.
Monte Settepani, 3 giugno 2020-06-02
Nello BALZANO
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