Eccoci giunti alla fine di un altro anno, questa volta con l’imponderabile alle spalle e con l’inimmaginabile di fronte, infatti se nessuno poteva prevedere l’arrivo di una pandemia in grado di azzerare tutte le nostre certezze presenti e future, questa ha contemporaneamente mostrato in quanta impreparazione, improvvisazione e dilettantismo eravamo immersi ed ancora lo siamo.
Un sistema stato inadeguato ed insufficiente che ha preferito nei decenni scorsi svendere se stesso piuttosto che organizzarsi al meglio e che fingendo di combattere privilegi, sprechi e corruzione ha ceduto ai cosiddetti “privati” gestioni e proprietà di imprese ed attività pubbliche, ospedali, trasporti e persino ENAV seppur detenente un monopolio naturale dello stato che non può formalmente essere ceduto a nessuno.
Nel miraggio del facile guadagno e dell’efficienza siamo stati trasportati in un mondo nuovo, fatto di attenzione verso i bilanci e sempre maggiore disamore per le persone che compongono l’azienda ed oggi, in piena pandemia, subiamo supinamente il danno generato per averne ignorato le possibili implicazioni e conseguenze.
ENAV non doveva essere privatizzata, tanto meno essere quotata in borsa, Techno Sky non doveva esistere ed il personale assunto direttamente ed anche il “gruppo ENAV” non aveva alcuna ragione di essere, se ENAV è l’organismo dello stato che garantisce la sicurezza del volo ed è funzionale alla sicurezza dei confini aerei non può essere né un gruppo industriale né un’azienda privata.
L’unico scopo per cui è nata ed esiste ENAV, precedentemente ANAV ed AAVTAG, è la garanzia e la tutela della sicurezza al volo e nazionale, compiti dello stato e non di società quotate in borsa.
Ma detto questo si deve ricordare che esiste un solo momento per fare le cose ed un solo obiettivo da perseguire, il momento è adesso e l’obiettivo è il futuro, dal passato possiamo solo imparare, se ne siamo ancora in grado.
Imparare avendo bene in testa i confini e le possibilità del territorio nella previsione di potersi espandere fino a dove sia possibile e lecito farlo: hic sunt dracones.
QUI CI SONO I DRAGHI
L’«hic sunt dracones» delle antiche mappe ne marcava il limite della conoscenza oltre il quale nulla si sapeva con certezza e tutto era possibile, persino che esistessero i draghi, oggi, allo stesso modo, marca i nostri limiti e contemporaneamente ci spalanca l’orizzonte, facendoci sedere sull’orlo dell’infinito possibile.
Sappiamo bene che oltre i confini della nostra attuale situazione aziendale ci sono prospettive antiche ma ancora attuali, ovvero quelle di riportare ENAV all’interno dei suoi naturali confini, rimettere il personale al centro e tornare ad essere l’ente pubblico che fornisce un servizio pubblico in monopolio naturale dello stato, per fare ciò, però, serve il coraggio di andare oltre il limite dei confini interni che ci siamo dati, dividendoci in sindacati che seguono una bandiera fine a se stessa ed interessi che evidenziano sempre più non essere propri dei lavoratori ma di pochi soggetti al loro interno.
Uscire da questi limiti significa esplorare orizzonti fino ad oggi sconosciuti, significa unirsi in un’unica voce ed un unico intento, mettendo da parte protagonismi personali ed interessi di parte per un solo grande ambizioso obiettivo che vede il Governo e le istituzioni la nostra vera, reale e necessaria controparte.
Insieme possiamo farcela, divisi tra invitati e non riconosciuti possiamo solo perdere anche quel poco rimasto.
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