Il detto popolare è molto conosciuto e significa praticamente accontentatevi o andatevene e questa è la strategia ricattatoria utilizzata giustamente dall’azienda, ma non solo dalla nostra, nei confronti dei lavoratori che pretendono di avere, oltre al lavoro, anche un salario e dei diritti… davvero troppo, che dite?
Invece è la regola, accordi separati con singoli dipendenti, discriminazioni, ingiustizie e vessazioni, chi non ne ha subita una o non ne ha sentito parlare?
Ammettetelo, anche chi fa lo zerbino prima che l’azienda glielo chieda si adatta e si accontenta, in questo caso addirittura in anticipo e per combattere questo stato di cose sono nati, almeno in teoria, i sindacati, ovvero per unire ed organizzare i lavoratori contro tutte le discriminazioni e le ingiustizie che chi ha il potere economico ricattatorio nelle mani può mettere in campo.
La funzione del sindacato dei lavoratori per eccellenza dovrebbe essere quindi attuare la missione del cosiddetto sindacalismo, ovvero di quel movimento di pensieri e di azioni per la difesa dei dipendenti nel loro ambiente di lavoro ed anche dopo questo, ovvero quando viene licenziato ingiustamente o deve andare in pensione.
Belle parole, ma difficili da attuare e forse è per questo che almeno nel Gruppo ENAV, perché ormai non ha più senso parlare della sola “capogruppo”, tutto ciò non avviene più da anni, con sindacati che sembrano più orientati alla propria sopravvivenza attraverso il contenimento del disagio, più che all’organizzazione del personale per il miglioramento del servizio e delle condizioni in cui viene espletato, non solo salario, ma anche tutto ciò che rende il lavoro il più sereno possibile con beneficio delle parti.
Se diciamo questo ora non è un caso, infatti negli anni scorsi abbiamo visto la totale impreparazione dei soggetti sindacali “riconosciuti” dalla DA e da questa invitati ai tavoli a discutere con una azienda che guardava ad un futuro lontano e preparava le proprie azioni, mentre la loro miopia non superava il proprio naso e cercavano solo di contenere il disagio del momento, magari, perché no, monetizzando modalità destinate poi invece a restare.
Noi, invece, da sempre cerchiamo di capire come si possano modificare le cose e come si possa avere un miglioramento, non solo il contenimento del disagio, del momento, con una prospettiva futura per tutti, vicini e lontani dal periodo di quiescenza.
Così il nostro appello per l’isopensione, cui serve un negoziato sindacale e che noi abbiamo descritto in questo articolo dal titolo TUTTI IN PENSIONE CON SETTE ANNI DI ANTICIPO, così come la questione del lavoro agile, da noi affrontata nell’articolo SMART WORKING O TELELAVORO? sono rimaste lettera morta, eppure quando solleviamo problemi che interessano l’azienda i cinque dell’apocalisse sono ben contenti di sottoscrivere accordi in perdita mascherati da grandi vittorie celestiali, mentre quando si tratta di introdurre norme a vantaggio dei lavoratori sono latitanti od impegnati su altri fronti, anche se queste innovazioni non costano nulla o quasi all’azienda.
Sarà forse che queste innovazioni toccano principalmente gli amministrativi del gruppo e per questo considerati meno importanti?
Chi lo sa, quello che sappiamo è che non sempre l’azienda è solo un avversario da abbattere o una risorsa per i sindacalisti amici, ma quando è possibile dovrebbe poter essere anche un partner illuminato con il quale pianificare il futuro con lungimiranza e soddisfazione delle parti, al contrario sembra che il messaggio “state buoni o andatevene” sia l’unico che chi al momento siede ai tavoli di mediazione tra maestranze e dirigenza conosce e/o vuole conoscere.
Noi ci siamo come sempre, ma voi, i lavoratori, siete la nostra forza.