La sinistra – Politica e Istituzioni

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Pensare alla politica per molti significa pensare ai partiti politici, alla disputa intorno al controllo e all’orientamento degli strumenti formali del potere, dove i settori definiti liberisti e conservatori concentrano tutta la loro azione nella conquista del potere politico e nella distruzione dello Stato, mentre i gruppi più Riformisti e progressisti concentrano gli sforzi nell’amministrazione del potere politico o dell’esercizio di governo quando lo esercitano, come il modo fondamentale e unico della pratica politica.

Molti settori popolari, e in verità anche borghesi, però volutamente o per “improvvisa” dimenticanza sono di fatto esclusi da tutto questo.

Credo sia quindi necessario superare una concezione troppo ristretta del potere, dato che pensare alla costruzione di forze nuove, specialmente a sinistra, sia anche provare a superare la visione di tale potere evitando di bollarlo solo come aspetto repressivo o ostacolante dello sviluppo dello Stato.

Ma pensare costruttivamente significa anche superare lo storico errore di costruire una forza politica nuova senza costruire alcuna base sociale preventiva, il sorgere di una forza nuova necessita di consapevolezza della missione, ideali certi, coerenza, verità, disponibilità.

Una forza politica progressista, riformista, di sinistra, socialista, contraria al sistema egemonico neoliberista è ciò che maggiormente viene temuto dalle classi capitalistiche, ovunque e anche nel nostro Paese, perché tale forza avrebbe non solo ampio consenso popolare, ma spezzerebbe quello scambio di favori, di incarichi remunerativi su cui si basa la coesione fondamentale dei sedicenti liberisti.

Formare una forza nuova significa ricerca di coesione tra ideologie simili, significa farsi carico delle molte problematiche di un Paese intero, ma significa anche rifiutare la manipolazione populistica della destra da una parte e rifiutare la mobilitazione spontanea della sinistra più radicale dall’altra quando quest’ultima dimentica o offusca la realtà del possibile abbandonandosi all’utopismo.

Bisogna chiarire però questa seconda opzione di rifiuto per non incorrere in equivoci.

Per mobilitazione spontanea non si intendono i movimenti dei cittadini o delle associazioni varie presenti in modo innumerevole sul territorio, ma si pensa ad uno stile politico limitato a operare su situazioni già nate, che hanno già preso coscienza di un problema, che si sono già organizzate e che emergono spontaneamente.

Cercare di cavalcare queste situazioni fa parte di quella che anni fa veniva chiamata “agitazione politica”, che non opera come risultato di una propria analisi politica che ha trovato consenso popolare, ma solo con volontà di dominio, ponendo la sinistra tutta in condizioni equivoche non volute e di difficile giustificazione.

Lo stile della sinistra complessivamente, e di quella Italiana in particolare, dovrebbe invece partire con uno stile politico coerente con la concezione della politica come dell’arte della costruzione di una forza sociale che nasce dalla base dei partiti in accordo con la società, dove la forza sociale non è qualcosa di inteso come forza organica e precostituita che le classi conservatrici strategicamente vogliono delegittimare, ma come forza federativa, aggregante, da costruire unitariamente anche con quelle componenti socialiste, democratiche, liberali, associazioni culturali progressiste che già sono presenti e si muovono nel panorama politico del nostro paese.

Una tale componente politica non ha la possibilità però di strutturarsi spontaneamente in poco tempo, per questo ha bisogno di un soggetto costruttore, un soggetto che si metta a disposizione, che metta sul tavolo eventuali esperienze, sociali e organizzative, un soggetto politico esistente o un gruppo di soggetti che orientino insieme le proprie basi di consenso, il proprio seguito, verso un’analisi totale sulla dinamicità necessaria al rinnovamento delle idee e dei modi di proporsi.

La difficoltà oggi è proprio questa.

Al di la degli intenti positivi certamente ma portati anche dall’urgenza politico istituzionale del momento molti generali non hanno esercito consistente al seguito, e nonostante tale evidente mancanza la profusione di parole d’ordine è oramai l’inflazione politica della sinistra.

Servirebbe piuttosto più responsabilità, più umiltà, più condivisione, unici mezzi che potrebbero mirare ad un futuro più roseo per tutta l’area socialista e per tutte le grandi masse prigioniere di un disagio oramai strutturato in ogni periferia italiana.

Se la sinistra riuscirà in questo potrà riproporsi come forza popolare orientando le politiche verso più giustizia sociale, se non riuscirà si spegnerà di nuovo la luce e a nulla servirà verificare post disastro le responsabilità.

Non va mai dimenticata la storia, se un paese cerca sicurezza e ha paura del presente e del futuro non guarda mai a sinistra, giarda a destra.

Maglio Domenico